Sin dall’antichità gli insediamenti umani non sono mai stati casuali.
Grande attenzione veniva data non solo alle risorse che un territorio offriva ma anche alla sua “salute energetica”. Per percepire tale salute si utilizzavano metodi legati ad abilità oggi non più considerate attendibili, quali la radioestesia, le capacità rabdomantiche se non le visioni o le divinazioni. In ogni caso un luogo doveva emanare un certo tipo di energia per essere adibito ad una certa funzione e non per niente in questi posti furono costruiti maestosi edifici in cui si praticava il culto degli dei e la gente veniva regolarmente in pellegrinaggio per offrire doni propiziatori. Appare nella sua evidenza che qui si concretizzavano notevoli influenze positive. Tutto ciò ci fa pensare che esista una fisiologia energetica della Terra che in qualche modo era palese ai nostri predecessori. Dolmen, obelischi, menhir, piramidi, le grandi cattedrali ne sono un esempio. Nulla era dato al caso. La prima e più vasta rete energetica conosciuta dagli antichi e giunta fino a noi è composta da Cardo Mundi e Decumano; ma bisogna arrivare al secolo scorso, con gli studi di Watkins con le Ley Line, Peyrè, Curry e poi Hartmann, con le loro reti, per finire con Oberto Airaudi con le sue linee sincroniche per avere nuove teorie sulle griglie energetiche che coprono il nostro pianeta, griglie geobiologiche che possono essere utilizzate per equilibrare la nostra salute e l’ambiente che ci circonda.
La parola geobiologia, nasce dai due vocaboli geo (Terra), bio (vita) e logos (dottrina) e rappresenta perciò lo studio delle influenze che le energie della terra possono avere sulla vita in genere (vegetali, animali, uomo), ed i mezzi più adatti per risanare i luoghi ove tali energie fossero disarmoniche. Essa raduna in sé la conoscenza e le esperienze accumulate da tante scienze riconosciute (geologia, fisica, biologia, architettura, ecc.), e non ancora riconosciute (rabdomanzia, radiestesia, ecc.). La Terra possiede, come tutto ciò che vive nell’Universo, un corpo fisico ed uno energetico, in cui possiamo riconoscere dei percorsi energetici e centri specifici, paragonabili a quelli presenti nell’uomo. Come le correnti nervose partono dal nostro cervello per arrivare ai punti più lontani del corpo, così le correnti telluriche, sorte dai diversi centri nervosi del pianeta, lo attraversano dandogli la vita. In alcuni punti particolari, l’intensità della radiazione terrestre è abbastanza forte da modificare la composizione chimica delle piante che vi crescono, da attirare gli animali che vi trovano una energia più salutare e, in genere, anche noi umani sentiamo istintivamente i luoghi positivi, dove stiamo volentieri come affermato dal professore canadese Persinger, con i suoi ultra decennali studi di geofisica applicata alla neuropsicologia degli stati modificati di coscienza. Per esempio, molti dei luoghi storici dove avvengono guarigioni miracolose o della divinazioni oracolari sono sovrastanti corsi d’acqua sotterranei con un’energia molto forte. Anzi in molte cattedrali o templi questi corsi d’acqua sono stati appositamente deviati così da passare sotto l’altare e creare frequenze particolari. Si pensi a Lourdes o a Chartres o alla sorgente di Fatima.
E’ stata individuata anche un’altra singolare correlazione, quella tra luogo sacro e movimenti tellurici. Ad esempio l’Oracolo di Delfi era posizionato sopra una faglia tellurica in una zona sovente soggetta a terremoti. E’ pur vero che le doti divinatorie della Pizia sono oggi spiegate con l’esalazione dell’etilene che fuoriusciva dalle falde del terreno ma queste ipotesi possono comunque convivere senza grossi problemi.
In oriente lo studio delle simmetrie dell’ambiente circostante permetteva di determinare i luoghi dove costruire; greci e latini facevano pascolare e dormire le greggi sui terreni da abitare e poi ne controllavano lo stato delle viscere. Aùguri e sacerdoti detenevano il potere di determinare i luoghi di culto e guarigione, generalmente pieni di energia positiva. Lo sapevano anche i maestri muratori che costruirono attorno al 1100 in Francia ben 80 cattedrali gotiche, riprendendo le misteriose conoscenze dei Templari.
E noi sappiamo che molti santuari moderni sono stati costruiti su resti di templi antichi che a loro volta sorgevano su luoghi benefici già usati prima. Gli antichi conoscevano bene anche l’orientamento del letto e sapevano che la posizione migliore per dormire è quella con la testa rivolta verso Nord e i piedi verso Sud. In questo modo il magnetismo terrestre può fluire più facilmente nel nostro organismo e apportare un sonno più ristoratore. Lo scrittore britannico Ruth Borchard dichiarò: “Più la forma di vita è elementare, più le sue capacità innate (gli istinti), compresa la Rabdomanzia, sono valide, integre e infallibili. La mente cosciente può acquisire queste capacità solo con uno sforzo perseverante e non le potrà mai utilizzare con la sicurezza propria degli animali”. La rabdomanzia, dal greco ràbdos, è una tecnica che impiega l’uso di una bacchetta (di solito una forcella di nocciolo) allo scopo di individuare giacimenti di minerali o localizzare delle acque sotterranee. I Cinesi la praticavano già circa duemila anni fa ed erano diventati molto esperti nelle ricerche relative al sottosuolo infatti un’incisione su legno, risalente all’anno 147 a.c. raffigura un Imperatore cinese, appartenente alla dinastia Hia, con in mano un oggetto la cui forma evoca quella di un diapason. Un’iscrizione spiega, senza possibilità di equivoci, che tale strumento era usato per scopi rabdomantici e sembra che tale Imperatore sia stato uno dei più grandi idrologi dell’antichità.
Gli Etruschi godevano fama di essere ottimi conoscitori delle influenze cosmiche e telluriche, essi piantavano delle aste nel terreno per migliorare le culture o deviare i fulmini. I Romani utilizzavano delle bacchette (dette lituus) con cui le persone sensibili scoprivano falde sotterranee per l’alimentazione delle truppe. In questo modo furono scoperte (probabilmente per puro caso) un certo numero di sorgenti termali.
Le fasce magnetiche che ricoprono la Terra non sono rigide linee e non presentano sempre un andamento perfettamente geometrico. Le maglie si distendono e si allungano, si comprimono e hanno capacità di deformarsi in presenza di vari fattori come temporali, fulmini, tempeste magnetiche, fasi lunari, terremoti, fenomeni vulcanici, alluvioni, corsi d’acqua sotterranea, ma anche ripetitori radiotelevisivi, antenne di telefonia mobile, trivellazioni, reti fognarie, condutture metalliche di acqua, gas o altro. Non sono neppure nocive di per sé, ma sono indice di vitalità della Terra in quanto essere vivente, non solo: la loro natura le rende vie di comunicazione tra i vari esseri viventi e tra questi e il resto dell’universo. La nocività si manifesta quando i campi elettromagnetici naturali entrano in conflitto con quelli artificiali accumulando in eccesso livelli di energia.
Le pietre avrebbero avuto un ruolo di vitale importanza nei riti praticati. I giganteschi blocchi granitici di Stonehenge, di Baalbek e centinaia d’altri templi antichi venivano issati in posizione eretta poiché considerati accumulatori di potere magico. Il potere s’imprigionava grazie a qualche misteriosa interazione tra le forze della Terra e quelle del subconscio. A tal proposito è calzante la testimonianza che proviene dalla misteriosa Rapa Nui (l’Isola di Pasqua), dove gli indigeni raccontano di come i Moai si muovessero grazie al “mana” del mitico capo Tuu-ko-ihu, che faceva camminare le statue. E’ descritta come una forza magica che esercitava il suo potere dall’interno stesso delle statue, apparentemente senza interventi fisici dall’esterno. Forse la conoscenza di antiche tecniche per la manipolazione delle forze della Terra si è inesorabilmente persa col tempo.
Le reti energetiche più conosciute e studiate sono:
- Cardo Mundi e Decumano
- Reti di Peyrè, Hartmann e Curry
- Ley Lines
- Linee Sincroniche
CARDO MUNDI E DECUMANO
Il CARDO MUNDI (cardine del mondo) è la proiezione dell’asse terrestre sulla crosta generata dalla rotazione terrestre e costituisce un campo elettromagnetico che va da Nord a Sud e presenta un picco energetico ogni 24 mt. Perpendicolarmente ad esso si trova un altro campo energetico che va da Ovest verso Est: il DECUMANO (De Cuius Manus = la mano degli dei che fa girare la terra) il cui picco energetico è ogni 30 mt. La parola ha origine dalla linea tracciata dagli aùguri quando interpretavano i presagi degli dei. Non è ben chiaro dai testi consultati se i picchi energetici coincidano con i punti di intersezione delle due linee. Per il momento li consideriamo ipoteticamente coincidenti. Cardo Mundi e Decumano erano conosciuti dagli antichi, tanto che i Romani chiamavano Cardo e Decumano le vie principali delle città. Nei “Corpus Agrimensorium Romanorum”, raccolta di testi che risalgono a circa 2000 anni or sono, si illustrano i vari sistemi di rilevamento, le aree, per la catalogazione e l’inserimento delle costruzioni. L’individuazione dell’origine avveniva a cura di un sacerdote, che, come un rabdomante, mediante un lituo, un bastone sacro con la parte superiore ricurva, simile ad un bastone pastorale nelle fissava due direzioni cardinali, nord e ovest il centro delle direzioni energetiche della rete geodinamica ortogonale di base, cioè il cardo e il decumano, a 90° tra di loro e provenienti, il Cardo da nord e il Decumano da ovest. Solo dopo questa rituali i sacerdoti potevano stabilire la salubrità o meno del luogo. Questa rete geodinamica avvolge tutto il globo e veniva usata come assi cartesiani per ubicare edifici soprattutto, dedicati al sacro. I templi e le chiese venivano eretti seguendo rigidamente l’onda portante di questi allineamenti energetici. Il Decumano, con il suo fluire da ovest verso est, genera due vettori a 45° dal proprio asse, nominati con le direzioni dalle quali provengono: il nord/ovest e il sud/ovest. Le linee che vanno da NordOvest a Sud Est vengono considerate sinistrose, con energia a rotazione antioraria, assorbenti e quindi potenzialmente dannose per l’organismo. Le linee che vanno da NordEst a SudOvest hanno invece energia a rotazione oraria, radianti e quindi potenzialmente benefiche.
Il Prof. Walter Kunnen, ricercatore belga, ha studiato questi fasci di energia, utilizzando e mettendo a punto uno strumento di misurazione da lui riscoperto:l’antenna di Lecher, in grado di rilevare, con una frequenza impostata, l’intensità, la polarità, e la direzione, sia di un’onda portante che di un onda portata o pendolare. Sulla base di questi studi si riesce a dare un interpretazione alla funzione per la quale venivano costruiti gli edifici, ovvero, le casse armoniche che amplificavano il segnale energetico ricevuto. Erano quindi templi o chiese di esaltazione se vi era prevalenza di segnale NordEst a SudOvest oppure di penitenza se dominava il vettore di NordOvest a Sud Est. Più di 10 anni ricerche svolte su tantissimi siti, con diverse datazioni temporali, confermano queste tesi e addirittura riescono a stabilire come, i costruttori del sacro, riuscivano a deviare, tagliare e dividere le linee energetiche, per ottenere risultati a loro utili All’interno di questo reticolato di base si collocano come frattali le altre reti energetiche terrestri.
RETI di PEYRE’, HARTMANN e CURRY
Circa cinquanta anni fa, scienziati tedeschi e francesi, scoprirono che la terra è solcata da una fitta rete di raggi di perturbazione cosmotellurica. Essa è composta da numerosi campi di forza lineari, intersecantesi tra loro in punti detti nodi, composti da forze di varia natura che si sovrappongono e si sommano tra loro. Ma già nel 1937 Peyré di Bagnoles-de-l’orne segnalò al Congresso Internazionale della Stampa Scientifica, l’esistenza di raggi tellurici in fasce verticali, parallele e perpendicolari al meridiano magnetico, formanti una scacchiera di circa 8 m di lato, e nel 1947 pubblicò il libro “Radiations cosmo-telluriques: leur topographie sur toute la planète, leur rapport possible avec la pathologie humaine, animale, vegetale et notamment avec le cancer”.Nell’opera si faceva il punto delle conoscenze intorno ai raggi Peyré, e il loro rapporto con le malattie dell’uomo, degli animali e delle piante e in particolare con il cancro. Alcuni anni dopo il dott. Hartmann, da cui la griglia, o rete H, prese il nome, si accorse che la linee che la compongono formano dei veri e propri muri invisibili, ma misurabili, che dalla superficie terrestre attraversano tutta la biosfera. Hartmann raccolse nel libro Krankheit als Standortproblem (malattia come problema dovuto al luogo) una serie di articoli scritti in più di trent’anni. In un articolo del 1951 afferma: “Secondo le osservazioni che ho fatto sussiste una legame fra l’irraggiamento terrestre e la malattia. I raggi della Terra provocano un effetto patogeno soltanto su strisce strette (larghe circa 5-10 cm) che si manifestano come zona di stimolo, ovvero di reazione del rabdomante”.
Riguardo agli effetti sulla salute Hartmann effettua quelle che egli stesso definisce “osservazioni sconvolgenti” e scrive infatti: “Eccetto pochissime malattie, come l’influenza, il morbillo, il raffreddore, eccetera, ci sono poche malattie che non siano causate da una striscia stretta”. Alcuni anni dopo, nel 1968, Hartmann parla invece per la prima volta di “griglia a rete globale”. Dato che ogni sistema vivente sulla Terra è sottoposto ad influenze cosmiche e telluriche, l’organismo subisce le variazioni di frequenza e d’intensità del campo elettromagnetico del pianeta, dovute alla rotazione del globo terrestre su sé stesso e alla sua rivoluzione intorno al sole. Il nostro pianeta si comporta insomma come la piastra negativa di un immenso condensatore, l’altra parte del quale, il cosmo, costituisce la carica positiva. Questa cosmo coppia provoca un campo di natura elettromagnetica, il cui punto di origine è il centro della terra.
Esso si manifesta sotto forma di una vasta griglia invisibile che copre tutta la superficie del pianeta e in corrispondenza della quale si verifica l’emissione di particolari radiazioni. Gli studi hanno confermato le teorie, soprattutto per i seguenti due aspetti:
- Esiste un rapporto molto stretto fra determinati luoghi e l’insorgenza di certe malattie (ciò è anche confermato da diversi studi epidemiologici);
- Vivendo per lunghi periodi in particolari zone geopatiche, il corpo umano reagisce per adeguarsi alle variazioni, ma così facendo può facilmente sviluppare malattie.
Su tutta la terra, dalla superficie del suolo alla biosfera, esiste dunque un vero e proprio reticolo, le cui maglie si trovano ogni due metri circa sulla direzione nord-sud e perpendicolarmente ogni 2,5 metri circa su quella est-ovest. Lo spessore della “maglia” (detta anche “parete” della rete) è di circa 21 centimetri che, come la distanza dall’una all’altra, può variare a seconda della natura del suolo.
Il pericolo per la salute è massimo nei punti di incrocio fra le maglie. Così come le correnti marine alterano la forma delle reti da pesca, la forma dei reticoli si modifica in corrispondenza di corsi d’acqua, materiale elettrico, ferroso o metallico in genere o altro ancora che vedremo più avanti.
Il reticolo ha quindi tre zone di intensità diversa:
- La zona neutra: essa è compresa fra i limiti di ciascun riquadro; in essa non vi sono radiazioni rilevanti e le attività vitali vi si svolgono senza alterazioni. È la zona ideale per la vita dell’uomo, specie per rimanervi lunghi periodi e per il sonno.
- Le pareti: per tutta la loro lunghezza costituiscono una zona di prima intensità, la cui debole azione non può nuocere all’uomo, a meno che l’intensità non sia aumentata da fenomeni diversi.
- I nodi: le zone di massima intensità di radiazioni telluriche; si trovano all’intersezione delle pareti e dunque sono dei riquadri di circa 21 cm di lato; anche qui le dimensioni possono variare notevolmente e sono aumentate da oggetti metallici, specie se collegati alla corrente elettrica, da corsi d’acqua e da faglie sotterranee e cavità del sottosuolo. Altri tipi di perturbazione sono causati da accumuli di metano, radon, petrolio e altro.
Sapendo che tutti i materiali vibrano e irradiano, il campo radiante naturale è la base per la genesi e la conservazione della vita, che gli organismi viventi sono sensibili a campi elettromagnetici (CEM) di diversa frequenza e che oggi alle radiazioni naturali (onde Spherics, onde di Schumann, etc.) si aggiungono quelle create dall’uomo con inevitabili interferenze reciproche ne consegue che nell’uomo moderno abbiamo una diminuzione delle resistenze ai campi patogeni a causa dello stato di intossicazione generale, causato dalla vita innaturale che conduciamo, piena di interferenze energetiche e alimentari; gli effetti negativi variano da persona a persona, ma si acuiscono quanto più lungo è il periodo di esposizione al nodo o se l’individuo è già ammalato. I disturbi iniziali sono del tutto aspecifici e di tipo funzionale, ma hanno una forte tendenza alla cronicizzazione (insonnia, astenia, cefalea, depressione, vertigini, scarsa concentrazione, etc.). Dopo diversi anni possono insorgere malattie cardiovascolari, degenerazioni cellulari, tumori. I riscontri sono ormai migliaia, ottenuti sia tramite esami di laboratorio che tramite statistiche. Famosissimo è l’esperimento di Hartmann stesso su 24.000 topi di laboratorio. Dopo aver rilevato il reticolo nella zona dell’esperimento, Hartmann collocò delle gabbie con 12.000 topolini nelle zone neutre della rete e i restanti sui nodi del reticolo e poi inoculò in tutti i topolini la stessa quantità di cellule tumorali. Nelle settimane successive constatò che i topolini che vivevano sui nodi si ammalarono tutti di cancro e morirono nel giro di 40 giorni, mentre la malattia crebbe durante i primi giorni nei topolini posizionati in zona neutra poi si stabilizzò per un lungo periodo. Alla fine del periodo di osservazione erano sopravvissuti 8.000 topolini. L’organismo, non indebolito dal campo di disturbo geopatico, era addirittura riuscito a vincere la malattia. Un altro degli esperimenti più interessanti è quello del Dr. Petschke. Egli scelse tre punti di un tavolo, uno neutro, uno lungo la parete e uno sul punto di incrocio della rete di Hartmann. In questi punti, scrupolosamente, effettuò 62 esperimenti sulla velocità di sedimentazione del sangue. Si ebbero enormi variazioni del risultato, dipendenti dalla posizione delle provette, certamente non ascrivibili alla casualità. La sedimentazione risultò ritardata sul reticolo e sull’incrocio e normale nel punto neutro.
La griglia descritta da Hartmann si restringe verso i poli e si allarga in corrispondenza dell’equatore, non è rigida ma è come una maglia che tende ad allargarsi o restringersi in presenza di altri campi magnetici. La rete H subisce variazioni della sua regolarità geometrica e del grado di patogenicità dei suoi campi, in numerosi casi tra cui fattori di natura cosmica come temporali, fulmini, tempeste magnetiche, fasi lunari, macchie solari, particolari coincidenze astrali, venti, irraggiamento cosmico, oppure fattori di natura tellurica come terremoti, fenomeni vulcanici, alluvioni, corsi d’acqua sotterranea, faglie, falde freatiche, cavità sotterranee, masse metalliche, sacche di gas o petrolio e fattori di natura tecnica come miniere, trivellazioni, reti fognarie, condutture metalliche, pilastri in ferro-cemento nel sottosuolo, qualsiasi forma di agopuntura artificiale, scavi per l’accatastamento di residui metallici, scorie radioattive e ogni tipo di rifiuto in genere. Gli studi hanno indicato che dodici ore prima che avvenga un terremoto il reticolo subisce una distorsione. Gli animali solitamente sono sensibili alle distorsioni temporanee del reticolo e lo evidenziano con stati di agitazione e comportamenti anomali. L’intensità dei campi della rete H subisce anche variazioni secondo un ritmo circadiano. Dalle ore 0 alle ore 2 e dalle ore 12 alle ore 14, si ha un aumento della patogenicità della rete, mentre tra le ore 5 e le ore 7 e tra le ore 17 e le ore 19, l’effetto geopatogeno raggiunge i suoi picchi di minore intensità.
I nodi di Hartmann possono essere trovati guardando gli animali. Su un nodo le api impazziscono, fanno moltissimo miele e poi cadono in esaurimento, a meno che l’apicultore non le sposti dopo il periodo di produzione fino a primavera. I gatti stanno sui nodi quindi l’uomo non dovrebbe mai stare dove di solito sta un gatto. I cani e cavalli scansano i punti negativi e, se noi mettiamo la cuccia in un punto geopatogeno, rifiutano di entrarci; si dice che dove sta bene un cane sta bene anche l’uomo. In Asia i nomadi fanno il campo dove i cani selvatici si fermano a riposare. Termiti e formiche fanno i nidi sopra i nodi, che per di più sono sopra corsi d’acqua tanto che alcune tribù africane scavano i pozzi proprio sotto i formicai.
Nelle Alpi bavaresi, nel luogo dove si vuole costruire una stalla o una casa, si mette un formicaio e, se le formiche vanno via, il luogo va bene. Gli alberi indicano zone patogene se il tronco è marcio e cavo, ci sono tumori o rigonfiamenti del legno, muschi molto verdi e brillanti sul tronco per 4 o 5 m anche dalla parte non a nord (il muschio indica generalmente la parte a nord), siepi gialle, fusti che si contorcono come se volessero scappare ecc. Sull’uomo si guarda la resistenza elettrica della pelle che varia per influssi di campo. Si misura il potenziale con elettrodi sulla pelle che danno la curva di resistività e se si e’ in zona neutra, la curva e’ piana e tranquilla mentre se si è su un nodo la curva è accidentata. Hartmann ha fatto 125000 di questi georitmogrammi (variazioni di resistività cutanea).
La Rete di Curry, dal nome del medico tedesco che l’ha studiata, ha natura elettrica e pare sia di origine cosmica; è disposta in modo diagonale rispetto a quella di Hartmann: le sue “fasce” si propagano da nord/nord-ovest a sud/sud-est e da sud/sud-ovest a nord/nord-est, formando un angolo di circa 45° rispetto all’asse magnetico terrestre. I lati sono di circa 3 – 3.5 metri ma possono essere estremamente variabili; ciò rende molto difficile la loro corretta individuazione. I punti di incontro sono anche qui detti nodi e data la loro maggiore carica elettromagnetica (maggiore anche dei nodi H), sono considerati perturbanti causando le geopatie già descritte per i nodi H. I nodi C possono assumere anche dimensioni che dai 50 cm. giungono fino al metro. La rete Curry è mobile, estremamente variabile e perturbabile da altri fattori di origine naturale o artificiale. Non va infine dimenticato che aumenta la propria intensità dalle ore 23.00 alle ore 04.00 circa.
La rete di Curry non sostituisce o nega l’esistenza della rete H, ma ad essa si sovrappone e con essa interagisce. I punti, in cui i vertici delle maglie della rete di Hartmann corrispondono con quelli di una maglia del reticolo di Curry, sono particolarmente patogeni per l’uomo. I camini cosmo-tellurici della rete di Curry sono condotti verticali che rendono possibile il fluire di energie dal cielo alla terra e viceversa. La loro dislocazione è indipendente dalle anomalie della struttura della terra. Le loro forme sono cilindriche con diametro variabile da un camino ad un altro. Si compongono di un nucleo che ha un’attività più intensa della circonferenza. Alcuni sono larghi fino a 60 centimetri. La loro funzione risiede nel fatto che permettano un flusso di inspirazione/espirazione della terra. E’ un fluire lento, circa 2 – 3 minuti (ispirazione), durante il quale il diametro del camino si allarga. Segue una breve pausa e poi il flusso si inverte con un’espirazione di circa 3 minuti.
La rilevazione di tali flussi è delicata, difficile ed eseguita con metodi radioestesici. Studi francesi hanno evidenziato che all’interno di ogni chiesa medievale veniva individuata una zona marcatamente negativa. Il punto veniva evidenziato con una pietra, “la pietra dei morti” ed era il luogo ove veniva collocato il feretro durante le funzioni del commiato. Analogamente esistevano zone ad alta energia dove di solito era per esempio collocato il fonte battesimale.
Le Reti di Hartmann e Curry sono misurabili con il galvanomerto (misura le correnti elettriche anche deboli) e il geomagnetometro (registra il magnetismo di origine terrestre), oltre che con la radiestesia e il comportamento animale.
LEY LINES
Nel 1920 Alfred Watkins , stava percorrendo con la propria auto le strade di Blackwardine, nell’Herefordshire, in Inghilterra, quando, osservando la cartina, si rese conto che moltissimi siti preistorici, in quella zona per lo più megalitici, e edifici di culto erano allineati e collegabili tra loro con precise linee rette, costituite, anche nella realtà, da piste, sentieri, di circa due metri di larghezza. Dopo una serie di approfondite ricerche, che sfociarono nei volumi Early British Trackways e The Old Straight Track, Watkins giunse alla conclusione che quelle linee erano risalenti al periodo pre-romanico, forse addirittura al neolitico; che fossero poi state ricalcate nell’età del bronzo e del ferro e preservate in modo occasionale durante la cristianizzazione, giungendo quasi intatte fino a noi. Queste direttrici sono state chiamate ley lines o linee di prateria. Larghe all’incirca due metri ed equidistanti tra loro, percorrerebbero l’intera superficie terrestre, incrociandosi tra loro formando una griglia. Su questi incroci sorgerebbero i templi e i luoghi sacri e sotto di esse scorrerebbero fiumi sotterranei o sarebbero presenti filoni di minerali metallici.
Riguardo la loro funzione, Watkins inizialmente riteneva che le ley lines fossero semplici vie di comunicazione tra luoghi di rilevanza sociale e religiosa particolarmente forte nel periodo neolitico. Tuttavia, il fatto che molte lines ricalchino il percorso del sole durante i solstizi o quello della luna, lasciava pensare che essere avessero anche una funzione legata all’ambito spirituale infatti, sempre secondo Watkins, esse potevano costituire una sorta di percorso, di tracciato, da compiersi durante alcune particolari celebrazioni o cerimonie. Il fatto stesso che le lines colleghino luoghi di culto come siti megalitici o zone di sepoltura o chiese pare confermare tale interpretazione. Secondo il parere dello studioso Martin Gray, nei punti di intersezione, spesso posti in corrispondenza di corsi d’acqua sotterranei o, comunque, chiare anomalie del suolo, si svilupperebbero dei centri di potere, da intendersi come luoghi in cui la latente energia della terra, grazie agli influssi dei corpi celesti, viene riattivata, quasi ridestata. Con la predisposizione di pietre in verticale (menhir o dolmen), i nostri antenati avrebbero avuto la concreta possibilità di sfruttare tale energia, convogliandola in giusta misura: enormi macigni verticali posti ad arte, di cui ignoriamo tutto, anche il modo con cui furono trasportati da luoghi lontanissimi, ma situati nei luoghi in cui dovevano dar luogo a particolari attività, solitamente dedicati alla preghiera, all’invocazione di Entità benefiche ed alla ricerca di un collegamento tra il proprio spirito e la divinità. Oggi, in simili luoghi, ritroviamo le rovine di antichi centri di culto se non costruzioni a forte valenza religiosa.
Inizialmente, Watkins non attribuì alle ley-lines alcun significato soprannaturale o magico: ad attribuire un primo connotato soprannaturale alle “linee di prateria” fu l’occultista e scrittore Dion Fortune, che nel romanzo del 1936 The Goat-footed God conferì alle ley-lines caratteristiche magiche, legate al culto della terra. In seguito, due rabdomanti inglesi, il capitano Robert Boothby e Reginald Smith del British Museum, collegarono i tracciati delle ley lines alla presenza di falde acquifere sotterranee e all’esistenza di ipotetici flussi elettromagnetici. Ancora, due ricercatori nazisti, Wilhelm Teudt e Josef Heinsch, piegando la ricerca all’esaltazione incondizionata della razza ariana, conclusero che gli antichi Teutoni avevano contribuito alla realizzazione di una fitta rete di linee astronomiche, le cosiddette Heilige Linien, la quale avrebbe collegato tra loro i più importanti luoghi sacri dell’antichità. Teudt localizzò uno di questi punti nel Teutoburgo Wald district nella Bassa Sassonia, centrata attorno la formazione rocciosa di Die Externsteine.
Continuando a parlare di ley line, c’è da dire che questi flussi energetici sono molto diversi, per struttura, dai nodi geopatici e hanno anche polarità diverse: i nodi energetici che si creano all’intersezioni delle varie reti energetiche (Hartmann, Curry), sono per noi esseri umani un’energia negativa (difatti si chiamano nodi geopatici) e cioè energia che ci danneggia. L’energia delle ley lines invece, è costituita da fiumi energetici (come le correnti nel mare) di pura e potente energia sottile che attraversano l’etere in una direzione ed è sempre quella; questi flussi ci energizzano, ci attivano i chakra e possono costituire per noi esseri umani una notevole fonte di guarigione. Non sappiamo ancora bene come nascano le ley line; possiamo trovarne una all’improvviso e possiamo non trovarla più dopo chilometri, sempre all’improvviso. Secondo la Geobiologia, le leyline possono essere lunghe da pochi metri a centinaia di chilometri, larghe da 2/3 metri a 100/120, di altezza che va da pochi metri ai 30/50 e il flusso energetico scorre sulla superficie del terreno seguendo i rilievi del suolo e quindi salendo anche su per colline e montagne. L’intensità, quantificata in Bovis, che è lo strumento utilizzato per la misurazione delle cosiddette energie sottili, risulta variabile dai 6/7000 bovis, ai 15/16.000 bovis per quelle più potenti. Il reticolato di questa antica rete globale formerebbe percorsi dritti e tutta una serie di triangoli sull’intero pianeta, tanto da far individuare collegamenti già noti, come quello Tra Carnac in Francia e Karnak in Egitto passando da Lione e dai fori romani, oppure quello tra Dodona, Thebes e il monte Ararat, o ancora la famosa linea di San Michele solo per citarne alcuni.
Nel 1969 lo scrittore John Michell riprese il termine ley lines, associandolo a teorie spirituali e mistiche su allineamenti di forme terrestri, sulla base del concetto cinese del Feng Shui. Riteneva infatti che una rete mistica di ley lines esistesse in tutta la Gran Bretagna. Secondo l’antica disciplina cinese che significa vento e acqua, a rappresentazione dei due elementi principe della Terra, le ley lines suddividerebbero la Terra in un vero e proprio reticolato energetico. Paul Deveraux avrebbe poi concluso che tutti i cerchi di pietre possano indicare la presenza di una ley line. La sua forza verrebbe misurata in base alla lunghezza, alla precisione della deviazione, al numero dei marcatori energetici ed al loro significato individuale.
Su tali basi, si possono individuare le ley lines in diverse categorie di base, quali quelle astronomiche, funerarie e geometriche. Secondo una delle più accreditate teorie, le origini del Feng Shui, nonostante siano ancora incerte, sembrano risalire alle tombe del Neolitico, e seguire i suoi principi nella costruzione. Ciò confermerebbe le teorie di Mitchell. Non a caso, nella costruzione del dinamico equilibrio di Yin e Yang, il primo, principio oscuro e femminile, è rappresentato dall’acqua; il secondo, principio caldo e luminoso maschile, è rappresentato dal vento, inteso nel senso del respiro. Entrambi indispensabili, si applicano nella vita quotidiana anche nell’arredamento interno degli edifici. Dopo la pubblicazione del libro di Michell, la versione spiritualizzata del concetto fu adottata da altri autori e applicata a paesaggi e luoghi di tutto il mondo.
Entrambe le versioni della teoria furono criticate per il fatto che le distribuzioni casuali dei punti servivano inevitabilmente a creare allineamenti apparenti. La deduzione che le linee avessero non solo funzione di comunicazione tra luoghi simbolo, ritenuti sacri, ma che fossero connesse all’energia spirituale di un posto, introdusse allo studio della magia e dell’esoterismo. Non a caso si parla spesso di Stonehenge come di uno dei siti megalitici più energetici esistenti al mondo, e dove spesso le persone si riuniscono per “ricaricarsi”. E’ altrettanto vero che di luoghi come Stonehenge ne esistano infiniti altri: basti pensare ad Avebury Henge, Silbury Hill, Castlerigg stone circle, o i Menhir della nostra Sardegna.
Lo stesso esempio viene fatto a proposito dei crop circles, molti dei quali compaiono proprio in quella zona. I monoliti contengono quarzo, eccellente canalizzatore di energia. Si tratta però di energie non misurabili secondo le leggi fisiche, ma attraverso la psiche o il subconscio. Potremmo definire questi punti dei veri e propri chacka della Terra, tanto che possono essere intercettati facilmente attraverso la rabdomanzia. Dove compaiono i crop circles invece, si sono registrati particolari infrasuoni e si è osservato come, in quei momenti l’energia che si sprigiona in quelle aree sia talmente elevata da influire su cellulari, registratori e telecamere.
Proprio l’allineamento geometrico di Silbury, Avebury ed i complessi megalitici di Stonehenge e Glastonbury si combinano a formare un triangolo rettangolo che attraversa il paesaggio inglese.
L’ipotenusa è formata dalla ley line di San Michele inglese, che attraversa l’Inghilterra, lungo l’apice del Sole allo zenith nel mese di maggio. Avebury si trova infatti esattamente 1/4 di un grado a nord di Stonehenge. La English Michael Ley Line rappresenta la principale linea di energia che collega i principali siti megalitici e altri imponenti edifici di culto in Inghilterra.
Ma il culto dell’Arcangelo Michele è professato in tutta Europa e i luoghi sacri dedicati a questo santo sono posizionati su un’unica linea retta con un allineamento perfetto, inspiegabile, è solo una casualità? Skellig Michael (Repubblica Irlandese) posto all’estremo nord di questa linea su un’isola dell’Irlanda, raggiungibile soltanto con il mare calmo, St Michael’s Mount (Cornovaglia – Inghilterra sud-occidentale) a poca distanza da Stonehenge, con il tempo diventò una delle mete di pellegrinaggi più importanti del medioevo in Gran Bretagna., Mont Saint Michel (Normandia – Francia) l’isola incantata nel nordest della Francia, la Sacra di San Michele (Val di Susa – Piemonte) dall’origine incerta e punto mediano della linea, San Michele del Gargano (Monte Sant’Angelo – Puglia) il più famoso luogo di culto micaelico dell’occidente, Monastero di San Michele (Isola di Simi – Grecia) attaccata quasi alla Turchia, nel Dodecaneso meridionale, in un’insenatura stupenda del mare Egeo e per finire il Monte Carmelo (Gerusalemme) sacro agli ebrei, ai cristiani, ai musulmani e ai bahá’í è il viaggio che percorre questa linea perfetta è molto potente.
Forse ancora più sorprendente è il fatto che i tre luoghi più importanti ovvero Mont Saint Michel, la Sacra di San Michele e il santuario di Monte Sant’Angelo si trovano alla medesima distanza, 1000 chilometri. Inoltre la Linea Sacra è in perfetto allineamento con il tramonto del sole nel giorno del Solstizio di Estate e per questa è anche chiamata la ley line di Apollo.
Nel 1936 il filologo francese Xavier Guichard pubblica il libro “Eleusis-Alesia” dove riporta la scoperta di misteriosi allineamenti esistenti tra paesi di tutta Europa accomunati da alcune peculiari caratteristiche: l’assonanza nel nome con la parola ”Alesia” e la collocazione in vicinanza di fiumi, pozzi o fonti di acque minerali. Nell’antico idioma indoeuropeo alis significa asilo, rifugio, ed è straordinario verificare come esistano molte città che richiamano tale vocabolo nel loro nome e come tutte convergano verso una cittadina della Francia meridionale oggi nota come Alise-Saint-Reine e un tempo chiamata Alesia (ad Alise si trova la “Fontana inesauribile di Santa Regina” che, si narra, abbia guarito 50.000 ammalati). Tra le città allineate troviamo Alassio in Liguria, Aliso in Corsica, La Aliseda in Spagna e molte altre; è probabile che il “ristoro” possibile in queste località non sia solo di tipo fisico per eventuali pellegrini, ma che possa essere soprattutto di natura spirituale in virtù delle caratteristiche energetiche di questi luoghi collocati in punti speciali del reticolato terrestre.
Le ley line possono anche sporcarsi durante il loro tragitto e portare a valle la congestione sottile che incontrano sul loro percorso. E’ stato sopra detto che una ley line è un flusso enegetico con una direzione come un fiume. Se una ley line incontra una fabbrica, una centrale elettrica, un cimitero, una discarica, un giacimeto radiattivo, essa si congestiona e si “trascina” con se la congestione acquisita e se voi avete situata un’abitazione a valle del flusso energetico della line, vi vivrete la congestione che la line ha “incontrato” sul suo procedere. Se l’intensità della ley line è alta, essa riuscirà poi a “autopulirsi” dalla congestione. C’è anche da dire che con lo sviluppo attuale delle civiltà occidentali e ora anche del terzo mondo, una qualsiasi ley line incontra sul suo cammino necessariamente siti congestionati e quindi, a differenza di un passato dove gli inquinamenti tecnologici non esistevano, una ley line si porta dientro necessariamente qualche congestione.
Il suo percorso attraversa congestioni che possono essere sia naturali, che create dall’uomo. Queste congestioni sono naturali quando la ley line incontra energie geopatiche di grande ampiezza e intensità, oppure giacimenti di minerali a noi nocivi come l’uranio, o altri agenti naturali a noi altamente tossici. Le congestioni create dall’uomo possono essere pozzi neri, discariche, cimiteri, centrali nucleari, centrali elettriche. Il caso di gran lunga peggiore è essere situati a valle di una ley line che passa attraverso una centrale atomica.
LE LINEE SINCRONICHE
Le linee sincroniche sono grandi fiumi di energia che circondano il nostro pianeta e lo collegano all’universo. Lungo le linee sincroniche si sviluppa l’evoluzione della vita e dell’essere umano e si addensano gli eventi principali in grado di direzionare sincronicamente le forme e la loro trasformazione. Sono le “autostrade” sulle quali viaggiano le forme-pensiero e le idee, attraverso le quali transitano le anime in prossimità della loro incarnazione. Delle Linee Sincroniche ne parla per la prima volta la Comunità di Damanhur, in particolare nel libro di Oberto Airaudi, Linee sincroniche: Gli scorrimenti energetici del pianeta, editato nel 1998.
La Terra è attraversata da diciotto Linee principali: nove con direzione Nord-Sud e nove con direzione Est-Ovest”, che gli antichi cinesi chiamavano la “Schiena del Drago” o “Vene del Drago”. La grande muraglia cinese è stata eretta su una Linea Sincronica ed è spesso chiamata “dorsale del Drago”. Come per le nadi del corpo umano, l’intersecarsi di due o più linee determina un punto di regolazione dell’intero sistema energetico (per le linee sincroniche si parla di “nodo splendente”). Le Linee Sincroniche trasportano pensieri e idee e attraverso di esse è possibile collegarsi a qualsiasi punto del pianeta e possono accelerare il corso degli avvenimenti intervenendo sulle probabilità. Tutto l’universo è percorso da queste linee che, tra loro collegate, creano una rete di comunicazione tra i mondi, le stelle e le galassie ove sia presente la complessità della vita. In tempi passati, non solo costruire lungo una Linea Sincronica era auspicabile e maggiormente produttivo, ma spesso i “nodi splendenti”, divenivano sede di luoghi di culto particolari, al fine di sfruttare al meglio le concentrazioni energetiche e di potere che contribuivano all’insorgenza di particolari fenomeni.
La differenza tra Linee Sincroniche e Ley Lines sta nel flusso energetico che le due portano. Le linee sincroniche sono determinate da energie psico-energetiche ( la conoscenza, l’immaginazione, il linguaggio emozionale, l’elevazione dello spirito, le trasformazioni dal punto di vista psichico, l’accesso alle altre dimensioni, l’energia sottile plasmabile col Pensiero), per questo catalizzano gli flusso degli eventi grazie alle sincronicità spazio-temporali (da qui il loro nome) e non sono dritte. Le Ley Lines sono linee energetiche rette che collegano vari luoghi sacri del neolitico, ma questo tipo di energia è un’emanazione delle energie prodotte dalla Terra che produce una risonanza con l’energia di tutti gli esseri viventi che hanno un contatto con essa. L’energia e il potere delle Linee Sincroniche non è localizzato solo in perfetta corrispondenza con la vena, ma si espande, parimenti può essere influenzato senza che determinati avvenimenti si svolgano proprio su di essa. Queste linee non scorrono per la loro intera lunghezza sulla superficie della Terra: solo in alcuni punti esse sono affioranti. Il loro tragitto è soprattutto ipogeo o aereo. L’impiego dell’adeguata conoscenza “magica” consente di inviare o ricevere informazioni e pensieri da tutto il mondo e persino dal cosmo, programmare le reincarnazioni e viaggiare nello spazio. Le linee sincroniche si dividono in Grandi linee e linee Minori. Le Grandi linee si suddividono a loro volta in 9 linee orizzontali e 9 linee verticali. Le Minori a loro volta si dividono in 2 al loro interno con scorrimento opposto ,ruotando a spirale attorno a un baricentro.
Le linee verticali:
PRIMA: si trova al centro dell’Oceano Pacifico e scorre fino al Polo Sud
SECONDA: attraversa il Canada,va negli USA,in Messico,tocca alcune isole nel Pacifico e dal sud America raggiunge il polo sud
TERZA: passa x il Perù,il Cile e la Terra del fuoco,poi raggiunge il polo sud
QUARTA: attraversa la Groenlandia,affiora a Capo verde e scende verso sud
QUINTA: dal nord attraversa l’irlanda,il sud dell’Inghilterra(Stonehenge),arriva in Bretagna,scorre fino alle Alpi,scende in Italia,arriva in Egitto e poi dal centro Africa procede verso il polo sud
SESTA: entra in Russia,Polonia,Ungheria,Austria,Italia,scende fino alla Grecia,Turchia,Libano,Israele,torna in Egitto e scende verso il polo sud
SETTIMA: attraversa il Pakistan e il Nepal,l’India e segue il corso dei fiumi.Si inabissa verso il centro della terra senza arrivare al polo sud
OTTAVA: attraversa l’Unione Sovietica,scende fino all’Himalaya,prosegue in Thainlandia e scende verso il polo sud
NONA: parte dalla Siberia,arriva in Cina,scende verso la Nuova Zelanda e raggiunge il polo sud
Le linee orizzontali:
A: incontra la prima in Alaska e in Canada la seconda e la terza. Sfiora l’Islanda,l’Irlanda e l’ Inghilterra.
B: resta in Usa nei pressi del lago Ontario,poi si tuffa nell’ Atlantico,prosegue in Portogallo,Spagna,Francia,Italia,Jugoslavia,Romania fino in Cina e Giappone.
C: nasce nel Pacifico,sfiora la California,prosegue in Messico,si tuffa nell’Atlantico,raggiunge il Mediterraneo,arriva in Egitto e poi prosegue verso il Pakistan e Iran e da qui verso il Nepal.
D: in Perù,Amazzonia,Atlantico.Arriva in Egitto e nella penisola arabica,il Mar Rosso e prosegue verso l’India,la Birmania.Poi sprofonda nel mare verso terra.
E: affiora nel Pacifico poi prosegue verso il Brasile.Da qui raggiunge l’Africa e poi l’oceano Indiano
F: dal Cile attraversa il Sud America e si tuffa nell’Atlantico.Raggiunge l’Africa del sud,il mar Rosso e risorge verso l’Australia.
G: sud America,Atlantico,Africa fino all’ Australia
H: costa sud Americana fino alla terra del fuoco.Poi Atlantico fino all’Africa e da qui prosegue fino in Australia.
I: Terra del Fuoco,Atlantico e molte zone non abitate.
In questo periodo storico, sono molto attive le verticali seconda ,quinta e sesta e le orizzontali A,B,C.
La terza è un po’ meno attiva mentre la Nona, ha aumentato il suo potenziale.
Le linee Minori si originano quasi sempre in 3 circostanze:
1)nei punti di maggiore vicinanza tra le grandi linee.
2)quando le grandi linee sono aggrovigliate.
3)in corrispondenza di fiumi, isole o montagne
Possono essere considerate “porte energetiche”, per entrare in contatto con altre dimensioni o livelli evolutivi. Sono individuabili con la radiestesia, l’osservazione della morfologia e della storia del territorio ma anche mediante viaggi astrali e medianità. Ley Lines e Linee Sincroniche si distinguono così dalle Reti Hartmann e Curry non avendo corrispondenze con le linee magnetiche terresti.
E’ scientificamente provato che utilizziamo solo il 10% delle nostre potenzialità cerebrali. Anche la percezione, attraverso i nostri sensi, è parziale. Riusciamo ad udire solo determinate frequenze, così come riusciamo a vedere e percepire solo una gamma limitata di radiazioni cromatiche. Tutto ciò è considerato normale, mentre non si pensa altrettanto di persone che estrinsecano capacità “extrasensoriali”. Dagli studi di Sergio Costanzo, scrittore e biologo, si viene da porsi una domanda: “Che cos’è dunque un luogo d’energia?” Il luogo è per definizione “una porzione di spazio materialmente o idealmente delimitata”. Dalla notte dei tempi, le necessità fondamentali dell’essere umano sono rimaste inalterate: reperire il nutrimento fisico e spirituale. E’ per rispondere a questo bisogno primordiale, che l’uomo nel corso dei millenni, ha delimitato fisicamente ma soprattutto idealmente, luoghi particolari per caratteristiche geofisiche ed energetiche. Energia, un termine derivato dal greco, dato dalla fusione di due parole, “en” dentro ed “ergon”, lavoro, opera. Dunque i “Luoghi d’Energia” non sono altro che porzioni di spazio idealmente o materialmente delimitati in grado di produrre autonomamente e intimamente un lavoro. In altre parole luoghi capaci di estrinsecare energie di varia natura che inevitabilmente si compenetrano e interagiscono con tutte le altre forme di energia, inclusa quella compressa, ovvero, la materia. Associare i due termini ed i significati che sottendono è invero abbastanza arduo ed inusuale almeno per l’uomo moderno, ma questo concetto è stato il fondamento su cui si è basata la ritualità e quotidianità umana in ogni epoca ed ad ogni latitudine. I luoghi d’energia da sempre rappresentato un punto di riferimento, per l’uomo alla ricerca del benessere, della salute fisica ma soprattutto del contatto col trascendente.
Come dice lo stesso Sergio Costanzo: “Nel corso dei millenni, in virtù delle loro caratteristiche, questi luoghi sono divenuti luoghi di culto, in onore di divinità, le più disparate, o luoghi di cultura e potere. Paradossalmente questo intimo legame tra energia e fede, energia e conoscenza, ne ha decretato l’alienazione e l’oblio. Le nebbie del passato, vanno gradualmente dissolvendosi e da più parti autorevoli voci si alzano, nel tentativo di portare l’uomo, a riappropriarsi di quella cultura e quella conoscenza che gli erano proprie. Purtroppo, agli albori del terzo millennio, vittima consapevole eppur complice di una fretta imperante, l’uomo ha poco tempo e poca voglia di porsi domande e in questo contesto di cultura preconfezionata, preferisce assumere una forma mentis non propria alla quale si conforma e si adatta. Un sapere che era proprio di tutte le culture antiche e che era stato trasmesso e conservato con cura da generazioni di sciamani, sacerdoti, veggenti, sensitivi, druidi, profeti, monaci e architetti. Ecco dunque il perché di questo luogo ideale e materiale, un tentativo modesto di aprire uno spiraglio, di esplorare il nostro mondo, di concepire la Terra come un essere vivo e pulsante capace di agire, reagire e soprattutto interagire con l’uomo e la sua energia. Templi, caverne, menhir, piramidi, moschee, piccole pievi romaniche o maestose cattedrali, chi di noi in certi luoghi non si è sentito almeno una volta accolto, abbracciato, sollevato, e il suo respiro si è fatto sincrono, ritmato, con un respiro più ampio, immenso. Questi luoghi che dalla preistoria hanno richiamato a se l’uomo, sono stati frequentati, armonizzati, modificati, usurpati, ma ancora oggi il battito della terra è forte e presente”.
Nel loro insieme queste linee costituiscono una sorta di sistema nervoso della Terra, in quanto veicolano nel loro flusso. Il corretto funzionamento del reticolato energetico terrestre è importantissimo per la salute del pianeta e dei suoi abitanti: oggi purtroppo tale funzionamento è gravemente ostacolato da costruzioni e comunità moderne edificate senza alcun rispetto del sacro e dalla continua creazione di forme pensiero dense e negative. L’ “Ipotesi Gaia” (derivato da quello dell’omonima divinità femminile greca, nota anche col nome di Gea) è una teoria di tipo olistico formulata per la prima volta dallo scienziato inglese James Lovelock nel 1979 in “Gaia. A New Look at Life on Earth”, trovando poi numerosi consensi nel mondo scientifico e si basa sull’assunto che tutte le componenti geofisiche del pianeta Terra si mantengano in condizioni idonee alla presenza della vita proprio grazie al comportamento e all’azione degli organismi viventi, vegetali e animali: ad esempio la temperatura, lo stato d’ossidazione, l’acidità, la salinità e altri parametri chimico-fisici fondamentali per la presenza della vita sulla Terra presentano un equilibrio variabile nel tempo che evolve in sincronia con il biota.
Questa teoria ha fatto si che il mondo moderno si riappropri del biocentrismo a discapito di un egoistico antropocentrismo. Mettere al centro dell’universo l’Uomo (un astratto Uomo con la U maiuscola) significa contraddire una banale realtà: senza le piante, gli animali, l’aria, l’acqua, noi uomini non esisteremmo neppure. È un delirio di onnipotenza. Un eccesso di presunzione. È un’illusione su cui si sono strutturati immensi e presuntuosi quanto fragili sistemi di pensiero, che ci hanno separato dal mondo reale portandoci a credere che esista un pensiero puro disincarnato, che tutto sia stato creato per noi, che siamo liberi di abusare di piante, animali e ogni altro elemento naturale. Che siamo i signori e padroni del mondo. Oggi la scienza, con il contributo decisivo dell’ecologia, è arrivata a ripensare in termini completamente nuovi, ma insieme antichissimi, la struttura stessa del mondo in cui viviamo. Una caratteristica basilare dell’ecologia è l’interdisciplinarietà creando una scienza trasversale, che lega fra loro tutte le scienze della natura e dell’uomo, prendendo a modello la natura stessa, in cui tutti i fenomeni sono legati indissolubilmente. Per andare avanti, l’ecologia è tornata alle radici, si è ricollegata a visioni del mondo che erano ritenute primitive, oscurantiste, curiosità antropologiche o che semplicemente erano ignorate.
È sotto il nome di Gaia che risorge la concezione della Terra come sistema simile a quelli viventi, come unico organismo dotato di capacità di autoregolazione, finalizzata al benessere complessivo di ogni componente della biosfera. Il termine “biosfera” (la sfera del vivente) venne coniato nel 1875 dal geologo e filosofo austriaco Edward Suess. Secondo Suess, il mondo vivente è una “totalità capace di sostentarsi”, che ha un substrato geologico; fa parte integrante della superficie della Terra, interagisce con l’atmosfera (l’aria) e la litosfera (l’involucro esterno solido della Terra, la crosta terrestre, fatta di rocce,in Greco “lithos”). Il primo scienziato, tuttavia, a sostenere che “la Terra è un organismo vivente”, “un singolo organismo gigantesco in evoluzione” fu il mineralogo, radiogeologo e geochimico russo Vladimir I Vernadsky (1863-1945). Prima ancora, diversi scienziati avevano anticipato la concezione della Terra-organismo: nel 1700, lo scozzese James Hutton dicendo: “Io ritengo che la Terra sia un super-organismo e che il suo studio appropriato debba essere fisiologico”, e il francese Jean Baptiste Lamarck: “I fenomeni viventi non sono a sé stanti, fanno parte di un tutto più vasto, la natura.Sono comprensibili solo alla luce della loro costante interazione con il mondo non vivente”. Nel 1800, il geografo ed enciclopedico francese Eliseé Reclus affermò: “L’uomo è la natura che prende coscienza di sé”. Concetto che sarà ripreso dall’ecologia profonda eliminando anche qui l’antropocentrismo: anche gli alberi, le rocce, i delfini hanno e sono coscienza, seppure diversa da quella umana, intendendo per coscienza l’informazione che appunto in-forma, mette in una forma l’energia sottostante a ogni fenomeno fisico.
E secondo alcuni pensatori, come il biochimico inglese Rupert Sheldrake, tutta la vita è coscienza, e si evolve sotto l’influenza di “campi morfogenetici”, sorta di memorie cosmiche attive in cui si plasma l’evoluzione. I campi morfogenetici sono “stampi” prodotti dall’accumularsi di esperienze delle forme viventi; così sarebbero i campi morfogenetici entro cui si svilupperebbe l’evoluzione delle forme e delle funzioni. Sheldrake è autore fra l’altro del libro “La rinascita della natura. Un nuovo rapporto tra scienza e divinità. L’ecologia come ‘essere’ e non solo come ‘fare’”, ed. Corbaccio, Milano, 1993. Un esempio di come gli scienziati possano fare “scandalo”, anzi come questo sia il loro mestiere, se fatto bene. L’ipotesi Gaia è una teoria scientifica, ovvero un costrutto mentale provvisorio, che potrà essere modificato in base a nuovi studi e ricerche; non è una verità di fede, una religione, un’interpretazione spiritualista o animista della realtà naturale. Tuttavia ha saputo, al di là delle sue intenzioni, mobilitare l’immaginazione e il sentimento. Oggi è la base di una nuova concezione globale che vede l’essere umano come semplice parte di un tutto molto più grande, non più signore e padrone ma custode della natura e della vita. Riprendendo anche le tradizioni dell’ermetismo (secondo il quale “ciò che è in alto è come ciò che è in basso”), la nuova scienza degli insiemi e la teoria olografica della realtà (quella secondo cui in ogni parte c’è il tutto: la dimostrazione scientifica sarebbe data dalla clonazione, con cui si riesce a ricreare da una cellula l’organismo intero) scoprono che le simbiosi di piccoli organismi (cellule), e le stesse differenziazioni funzionali all’interno di una cellula, sono riprodotte a più grandi dimensioni. Questi “insiemi”, detti anche “oloni”, sono unità autosufficienti ma a loro volta composte da sotto-insiemi, e parti di insiemi più grandi. Una città, come un corpo umano, ha parti dedicate allo studio, alla riflessione, all’immaginazione, all’informazione (come il cervello e il sistema nervoso), al commercio e al nutrimento (come il sistema digerente), all’evacuazione (discariche, fogne), alla circolazione, al trasporto (come il cuore, le vene, la linfa), alla riproduzione, alla produzione. Allo stesso modo, la natura, la biosfera.
In questo grandissimo organismo, noi siamo una piccola parte, ma importante come lo sono tutte le minime parti; forse possiamo paragonarci ai sensi e al cervello; ma, per altri versi, visto ciò che stiamo combinando all’ambiente, anche a una malattia, a un parassita fastidioso. Vittorioso sul piano tecnologico, economico, militare, l’Occidente deve cercare nuove vie per risolvere le gravi situazioni di squilibrio causate dal suo stesso successo, di fronte alla profonda crisi ambientale, sociale e politica. Il successo si sta ripiegando su se stesso come un guanto. Il disastro attuale delle guerre per il petrolio è un grido di disperazione del grasso occidente che non vuole prendere atto (nei suoi dirigenti-petrolieri-armaioli guerrafondai, non nei milioni di persone sempre più coscienti) che il futuro o sarà ecologico, o non sarà.
Alfonso Morelli – Team Mistery Hunters