
La Storia:
Nel cuore delle colline bolognesi, dove il silenzio sembra custodire segreti millenari, giace un enigma che da secoli sfida storici, esoteristi e curiosi: la pietra di Aelia Laelia Crispis. Nessuna tomba, nessuna epigrafe, nessun reperto archeologico ha mai suscitato tante ipotesi, suggestioni e inquietudini come questa lapide dall’incisione indecifrabile.
Un rebus scolpito nella pietra, una poesia alchemica o l’epitaffio di un’entità mai esistita?
La misteriosa iscrizione è oggi visibile nel muro di Villa Malvezzi,, in via dell’Osservanza a Bologna. Fu scoperta nel XVI secolo, ma la sua origine è molto più antica: alcuni studiosi ipotizzano un’origine romana, anche se mancano prove definitive. Il luogo stesso contribuisce al fascino del mistero: una villa nobiliare immersa nel verde, lontana dalla frenesia cittadina, che custodisce nel suo muro una porta verso l’ignoto.
L’epigrafe
AELIA LAELIA CRISPIS
NEC VIR NEC MVLIER NEC ANDROGYNA
NEC PVVELLA NEC IVVENIS NEC ANVS
NEC CASTA NEC MERETRIX NEC PVDICA
SED OMNIA
SVBLATA NEC FATIS NEC TEMPORE NEC MORTE
SED OMNIBVS
NEC COELVM NEC AQVAS NEC TERRAS
TENVIIT
SED VBIQVE IACET
LUCIUS AGATHO PRISCVS
NEC MARITVS NEC AMATOR NEC NECESSARIVS
NEC MOERENS NEC GAVDENS NEC FLENS
HANC NEC FORMAM NEC MONVMENTVM NEC MEMORIAM
NEC VRNAM NEC CENVLAM NEC CINERES
SED OMNIA SCIT ET FECIT
Aelia Laelia Crispis
né uomo ne donna, né androgino
né bambina, né giovane, né vecchia
né casta, né meretrice, né pudica
ma tutto questo insieme.
Uccisa né dalla fame, né dal ferro, né dal veleno,
ma da tutte queste cose insieme.
Né in cielo, né nell’acqua, né in terra,
ma ovunque giace,
Lucio Agatho Priscius
né marito, né amante, né parente,
né triste, né lieto, né piangente,
questa / né mole, né piramide, né sepoltura,
ma tutto questo insieme
sa e non sa a chi è dedicato »
Un testo surreale quindi, carico di negazioni e paradossi. La figura commemorata è indefinibile, enigmatica, forse mai esistita. Ma è proprio questa ambiguità a renderla così affascinante. Anche Carl Gustav Jung nel “Mysteryum Coniunctionis” un libro di ricerche sulla sperimentazione e composizione degli opposti psichici nell’alchimia, nel primo capitolo “I Paradossi” dedica un paragrafo” L’enigma Bolognese” all’epigrafe.
Ma quindi chi era Aelia Laelia Crispis?
Dunque, potrebbe essere un’Allegoria Alchemica,per molti studiosi esoterici, l’epitaffio è un simbolo alchemico: Aelia Laelia sarebbe la pietra filosofale, l’essere perfetto che è “tutto e nulla”. Le negazioni infatti simboleggiano la trasmutazione della materia, che diventa spirito, e viceversa. Il nome stesso “Crispis” potrebbe evocare la crispatura del fuoco, processo tipico della purificazione alchemica.
Ossia un movimento vibrante o instabile del fuoco alchemico. La “crispatura” può indicare la vibrazione o agitazione della fiamma, come nei momenti cruciali in cui la materia subisce una trasformazione intensa (es. durante la calcinazione o la coagulazione).
Potrebbe rappresentare il momento in cui il fuoco “lavora” la materia con più intensità. Nella fase psicologica o spirituale del processo alchemico. In un senso più interiore, può simboleggiare una tensione emotiva o spirituale intensa, una sorta di “bruciore dell’anima” che precede l’illuminazione o la rinascita (come nella nigredo o nel solve et coagula).
Il gesuita e studioso Athanasius Kircher, nel Seicento, suggerì che Aelia Laelia rappresentasse l’anima mundi, lo spirito vitale che pervade tutte le cose. La sua onnipresenza (“sed ubique iacet”) e la sua natura indistinta rispecchiano proprio questa forza cosmica che è in ogni luogo ma non ha forma definita. Kircher, uno dei pensatori più influenti dell’epoca, vedeva nell’enigma un’eco delle cosmologie antiche, dove microcosmo e macrocosmo si riflettono a vicenda.

Altri interpretano l’epigrafe come un gioco filosofico sull’identità, sull’essere e sul non-essere. Un’anticipazione rinascimentale dei paradossi esistenzialisti, o persino del pensiero postmoderno. Aelia Laelia rappresenta l’indeterminato, l’essere che non può essere definito con categorie nette.
Un rebus ontologico che sfida le logiche aristoteliche. Un esperimento mentale che rovescia la logica binaria, mostrando che il vero mistero non è chi siamo, ma se possiamo davvero saperlo.
Il nome Aelia ricorda “Elios” il sole alchemico, “Laelia” diventerebbe l’elemento lunare che deve raggiungere la congiunzione con il Sole per la realizzazione alchemica.
In realtà per secoli in tanti hanno provato a decifrare l’enigma, Un Professore di Padova nel 1548, Richard White nel 1568. Nel 1597 Nicolas Barnaud nel suo ” Theatrum chemicum” sostiene che Aelia Laelia Crispis allude alla trasmutazione alchemica. Francesco Mastri nel 1702 sostiene che il soggetto sia l’Ermafrodito. Potrebbe anche essere un codice nascosto dietro le parole riferito a qualche pratica istruzione o sapere dell’Ordine dei Cavalieri Gaudenti.
ENIGMI SIMILI NELLA STORIA
Il Codice Voynich
Un manoscritto illustrato del XV secolo, scritto in una lingua sconosciuta che nessuno ha mai decifrato. Contiene immagini botaniche, astronomiche e anatomiche, ma il suo significato è ancora avvolto nel mistero.

Il Manoscritto di Rohonc
Altro testo indecifrabile, apparso in Ungheria nel XIX secolo. L’alfabeto è ignoto, le illustrazioni mostrano scene religiose e battaglie, ma l’origine e il contenuto restano inspiegabili.

La Porta Magica di Roma
Nel giardino di piazza Vittorio Emanuele II a Roma si trova una porta alchemica, residuo di una villa appartenente al marchese di Palombara. Vi sono iscrizioni esoteriche e simboli alchemici, tra cui la celebre frase: “Si sedes non is”, leggibile anche al contrario: “Si non sedes, is” – se ti siedi, non vai; se non ti siedi, vai.

Il Cranio di Sutton Hoo
In Inghilterra, la sepoltura anglosassone di Sutton Hoo cela un misterioso elmo decorato da simboli runici e maschere animalesche. Alcuni ritengono che vi siano codici criptici legati a culti perduti.

Ogni generazione prova a decifrare Aelia Laelia Crispis. Ogni tentativo è diverso, ogni interpretazione dice più su chi legge che su chi scrisse.
E forse, proprio per questo, la pietra continuerà a parlare anche nel silenzio.
Un’eco senza voce. Un nome che non è nessuno.
Un enigma che non chiede di essere risolto, ma solo contemplato.
Giuseppe Oliva – Team Mistery Hunters