VIVARIUM PROJECT: ALLA RICERCA DEL MONASTERO DI CASSIODORO

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  1. VIVARIUM PROJECT: ALLA RICERCA DEL MONASTERO DI CASSIODORO

Un muro tra gli aranci
Tutto inizia con un muro. Un frammento antico, venuto alla luce per caso nel bel mezzo di una piantumazione di agrumi, nelle terre assolate della costa ionica calabrese, a Squillace. Lì, tra le pieghe della terra rossa e fertile, si cela un segreto che attraversa i secoli: il misterioso Vivarium, il monastero fondato dal grande senatore romano Cassiodoro. Ma cos’era davvero questo luogo? E perché oggi archeologi, studiosi, studenti e perfino la Chiesa si sono messi sulle sue tracce?

Squillace e il Genio del Luogo
Sulla costa ionica calabrese, l’antica Skylletion non era solo un crocevia geografico, era anche un punto di incontro tra civiltà, lingue, visioni del mondo. Qui nacque Cassiodoro, e qui scelse di ritirarsi. In quel lembo di terra tra Squillace e Stalettì, oggi lambito dai venti delle pale eoliche, un tempo si coltivava il sapere come si coltivano gli agrumi. Quei vivai d’acqua dolce che Cassiodoro cita nei suoi scritti (da cui deriverebbe il nome stesso di “Vivarium”) erano anche metafora di un vivaio spirituale e culturale, in cui far crescere uomini nuovi per tempi nuovi. È significativo che il primo segno dello scavo sia emerso tra gli alberi di un frutteto: la natura stessa sembra voler riconsegnare alla luce ciò che il tempo ha sepolto. La Calabria, terra spesso narrata solo per le sue ferite, svela così uno scrigno di altissima civiltà e umanità.

Il Vivarium Project : la rinascita di una memoria sepolta
Nel luglio 2025 prende forma una nuova stagione di scavi archeologici grazie al Vivarium Project, promosso dall’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace in collaborazione con il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana (PIAC), l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, l’Associazione Arte e Fede della Diocesi di Locri-Gerace e la Soprintendenza Archeologica della Calabria. Gli scavi si svolgono nella tenuta dell’Antica Villa Ceraso, poco distante dal Parco archeologico di Scolacium. A guidare i lavori il professor Gabriele Castiglia e il dottor Domenico Benoci, che con il loro team, formato da studenti italiani e internazionali (tra cui spiccano anche giovani calabresi), hanno avviato una campagna triennale di ricerca che punta dritta a localizzare i resti del Vivarium. Il Vivarium Project non è soltanto un cantiere di scavo. È un’opera di riparazione storica. Cassiodoro, figura cruciale della transizione tra romanità e Medioevo, è stato spesso dimenticato, oscurato dal giudizio di storici ottocenteschi che lo tacciarono di ambiguità politica. Ma come si può ignorare colui che ha ideato il primo modello di università monastica? Colui che, in un tempo di macerie, ha salvato le fondamenta del sapere occidentale?

Cassiodoro: l’uomo tra due mondi
Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore non fu solo un politico e letterato del VI secolo. Fu l’ultimo dei Romani e il primo uomo del Medioevo. Dopo decenni passati alla corte degli Ostrogoti a Ravenna, al servizio di re Teodorico, lasciò deluso la politica e si ritirò nella sua natia Squillace. Lì fondò una comunità monastica rivoluzionaria per l’epoca: il Vivarium, con annesso Castellum per la vita eremitica. In un tempo di guerre, invasioni e decadenza, Cassiodoro concepisce un monastero come vivaio dell’anima e della mente. Lo dota di uno scriptorium, laboratorio di scrittura in cui i monaci copiano testi cristiani e classici, conservando per secoli opere di Agostino, Basilio, Ambrogio, ma anche Omero, Virgilio e Cicerone. Il suo scriptorium non era un rifugio, ma un’officina intellettuale. Un luogo in cui il monaco non abbandonava il mondo, ma lo serviva con la penna. La sua idea pedagogica si fonda sul trivio e quadrivio, e sarà modello per i monasteri medievali, anticipando il sistema universitario europeo. Ed è proprio per questo che la sua figura oggi può tornare ad essere faro, in un tempo di disorientamento e frammentazione culturale.

Un monastero, una causa di beatificazione, una scomparsa
Oggi il Vivarium Project non è solo un’impresa archeologica: è parte della causa di beatificazione di Cassiodoro, avviata nel 2020. La Chiesa vuole dimostrare l’esistenza di un culto ininterrotto “ab immemorabili tempore”. Gli archeologi, dunque, cercano non solo pietre, ma testimonianze tangibili della santità e dell’opera di un uomo che non fu mai vescovo né prete, ma un laico che insegnava la fede attraverso la cultura. Il Vivarium, però, svanisce dai radar della storia. Dopo la morte del fondatore, i successori non ne proseguono il carisma. Nel Medioevo viene assorbito dai Benedettini della Trinità di Mileto e successivamente dimenticato, anche per motivi religiosi: la Calabria entra nell’orbita bizantina, con una forte cesura rispetto a Roma. La memoria di Cassiodoro e del suo monastero subisce un’ingiustizia storiografica che solo oggi si tenta di riparare.

Le nuove scoperte nel sottosuolo
Il ritrovamento di una villa suburbana romana, attiva dal II al VII secolo d.C., con ambienti termali, un calidarium, una sepoltura gotica con fibula e una domus con resti ceramici, porta nuova linfa al dibattito sull’ubicazione del Vivarium. Gli scavi in località Ceraso hanno rivelato una continuità abitativa coeva a Cassiodoro, in un territorio che la documentazione antica attribuisce proprio alla sua famiglia. Si tratta del Vivarium? Gli archeologi rispondono con prudenza: non ci sono ancora iscrizioni o prove dirette, ma le coincidenze sono troppe per non essere prese sul serio. La creazione di una carta archeologica di Squillace e Stalettì potrà, nei prossimi anni, dare risposte più chiare.

Il valore simbolico e il rilancio del territorio
L’entusiasmo che circonda il Vivarium Project ha coinvolto anche istituzioni locali: oltre all’Arcidiocesi anche il comune di Squillace, la Provincia e la Camera di Commercio. Questo fantastico progetto deve diventare in futuro una proposta culturale permanente, con un museo, un parco archeologico, una rete internazionale. Deve aprirsi alla scuola, al turismo culturale, al pellegrinaggio. L’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, con i suoi studenti coinvolti negli scavi, guidati dal Professore Francesco Cuteri, rappresenta un ponte tra passato e futuro, tra ricerca e creatività. L’idea che l’arte contemporanea possa contribuire alla valorizzazione dei luoghi cassiodorei è rivoluzionaria. L’obiettivo non è solo accademico, ma anche sociale: valorizzare un patrimonio culturale per rilanciare l’economia del territorio, creare percorsi di turismo culturale e religioso e formare nuove generazioni di studiosi. “La cultura è l’unica eredità che non si consuma.” E il Vivarium, seppur sepolto, è ancora vivo. Le associazioni culturali Mistery Hunters e Mystica Calabria sono orgogliose di aver avviato una collaborazione stabile con il team del Vivarium Project. Tutti i soci condividono una profonda convinzione: questa straordinaria ricerca, oggi ancora avvolta dal mistero, potrà presto trasformarsi in storia documentata e riconosciuta, degna di essere tramandata nei libri e nelle coscienze.

Un monastero che parla in silenzio
Nel Vivarium si copiava in silenzio, per salvare la parola. Oggi si scava in silenzio, per ritrovare le tracce di quei copisti. Ancora, però, nessuno può dire con certezza dove sia il Vivarium. Forse è già stato toccato dalle mani degli archeologi. Forse è ancora lì, poco più in là tra gli ulivi e le zolle rosse, nascosto nel silenzio dei secoli. La ricerca del Vivarium è un enigma archeologico degno di un romanzo. È un luogo quasi mitico, come l’Atlantide della sapienza medievale. Un’archeologia che non è solo scienza, ma anche racconto, speranza, costruzione di identità. E proprio in questo risiede il fascino della sua ricerca: è un monastero “in potenza”, un’idea che continua a vivere e ispirare anche se ancora non si è manifestata completamente. Ma una cosa è certa: Cassiodoro non ha mai smesso di scrivere. I suoi manoscritti, sparsi in Europa, la Bibbia Amiatina copiata a Vivarium, le sue Institutiones, i trattati pedagogici e persino la sua descrizione dettagliata del vino recioto della Valpolicella, lo rendono cronista immortale di un’epoca in trasformazione. Come un “antiquario di Dio”, il monastero da lui immaginato continua a parlarci, con la mano e l’inchiostro, senza fare chiasso. Basta saper ascoltare la voce che sale dalla terra. E chissà… forse, in un prossimo saggio di scavo, quella voce si trasformerà in pietra, iscrizione, codice. E il Vivarium tornerà alla luce. Per non essere più dimenticato.

 

Alfonso Morelli team Mistery Hunters
Foto: Alfonso Morelli, Francesco Proposto (© all rights reserved)

Ringraziamo i Direttori degli scavi Domenico Benoci e Gabriele Castiglia per averci dato il permesso a noi delle Associazioni Culturali Mistery Hunters e Mystica Calabria di fotografare in anteprima il sito archeologico. Presto uscirà un video con le interviste e le immagini dello scavo che verrà integrato in questo articolo.