I 10 casi ufologici più importanti dal 1940 al 1969

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I 10 casi ufologici più importanti dal 1940 al 1969

In questo articolo si esaminerà quella serie di eventi, dal 1940 al 1969, che hanno dato corpo al fenomeno chiamato UFO.

U.F.O. è l’acronimo di Unidentified Flying Object utilizzato per definire quei fenomeni che rimangono non identificati in seguito alle verifiche degli esperti. Fu coniato nel 1952 dalla United States Air Force.  Con il passare del tempo, l’acronimo U.F.O. ha assunto un significato diverso ed ha cominciato ad essere utilizzato come sinonimo di “nave spaziale extraterrestre”, entrando a far parte dell’immaginario collettivo. Anche se sono noti altri avvistamenti di oggetti volanti non identificati nei primi decenni del 1900, il fenomeno U.F.O. nasce ufficialmente nel 1947 con il famoso avvistamento riportato da Kenneth Arnold. Dopo questo caso e gli avvenimenti di Roswell, l’aeronautica militare statunitense (USAF) decise anch’essa di studiare questo fenomeno e nel 1951 aprì il famoso Project Blue Book con lo scopo di determinare, classificare e analizzare scientificamente tutti i casi di UFO e certificare la pericolosità alla sicurezza nazionale. Il progetto Blue Book venne concluso il 17 dicembre 1969 dopo aver indagato 12618 casi, 701 dei quali rimasero classificati come “non identificati”. Uno dei consulenti scientifici più noti del progetto fu l’astrofisico ed ufologo statunitense Josef Allen Hynek, ritenuto in seguito uno dei maggiori esponenti dell’approccio scientifico ai fenomeni UFO e autore, tra l’altro, della celebre classificazione tipologica degli incontri ravvicinati (classificazione Hynek). Una parte degli archivi del Blue Book è stata resa pubblica e consultabile liberamente su internet. Tantissimi avvenimenti raccontano e documentano una storia ancora poco conosciuta e riconosciuta.

Foo Fighters (1940)

Il termine foo fighter venne coniato da piloti dell’USAAF e RAF durante la seconda guerra mondiale per descrivere vari fenomeni di oggetti volanti non identificati, oppure altri misteriosi fenomeni aerei avvistati nei cieli dell’Europa e dell’Oceano Pacifico. I testimoni di allora spesso pensavano che i cosiddetti foo fighters fossero armi segrete impiegate dal nemico. Nonostante questo assunto, dei foo fighters, attraverso i rapporti, si può concludere che apparentemente non hanno mai cercato di provocare danno né a persone né a cose. Anche se spesso erano soltanto fenomeni ottici generati da aloni di luce o di fuoco (riflessi, per mezzo di vari meccanismi, da nuvole, nebbia o carlinghe degli aerei), molti tipi diversi di fenomeni aerei vennero riportati e classificati come non spiegabili. Vi erano vari altri termini per descrivere questi oggetti (che alcuni chiamavano le “palle di fuoco dei crauti”, Kraut Fireballs), ma sembra che il termine foo fighter fosse il più comunemente usato. Si pensa in genere che il termine foo sia stato preso dalla striscia comica Smokey Stover, che spesso aveva un tono surrealista. A Smokey, un vigile del fuoco, piaceva dire “Where there’s foo there’s fire.”; il termine foo potrebbe essere inteso sia come storpiatura della parola inglese “fuel” (benzina) o ancora come “feu” che in francese significa “fuoco”. In tal caso, foo fighters significherebbe “caccia infuocati”. Alcuni pensano invece che la parola foo possa derivare dalla parola francese “fou” ovvero “pazzo”. “Foo fighter” era forse per questo usato come un appellativo denigratorio contro i pilota dei caccia giapponesi Mitsubishi A6M Zero, noti per il loro volo non lineare e per l’impiego di manovre estreme. Alcuni affermano che l’uso di questa parola venne esteso ad ogni tipo di luce o di oggetto volante non identificato, visto di sfuggita, in genere molto veloci, che si muovevano freneticamente, senza essere identificati: gli UFO. I foo fighters sono stati avvistati in molte occasioni in tutto il mondo:

  • un avvistamento notturno avvenne nel settembre del 1941nell’Oceano Indiano (e risulta essere omologo ad alcuni rapporti di foo fighter successivi). Dal ponte della nave S.S. Pulaski (un mercantile polacco che trasportava truppe britanniche), due marinai avvistarono uno “strano globo che brillava di luce verdastra, di circa metà del diametro della luna piena come ci appariva nel luogo”. Allertarono un ufficiale britannico, che osservò attentamente i movimenti dell’oggetto assieme a loro per più di un’ora.
  • il 28 febbraio del 1942, qualche ora prima dalla sua partecipazione alla battaglia del Mare di Giava, la nave americana USS Houstonavvistò un gran numero di strane, ed inspiegabili scie luminose e luci gialle che illuminarono il mare per molte miglia attorno.
  • un avvistamento (con successivo rapporto) venne fatto nelle Isole Salomone nel 1942, dal sergente dei Marine Stephen J. Brickner. Dopo un’allerta di raid aereo, Brickner ed altri videro circa 150 oggetti raggruppati in linee di 10 o 12 oggetti ciascuna. Sembravano “oscillare” mentre si muovevano, e Brickner riportò che gli oggetti avevano una superficie simile all’argento lucidato e che sembravano muoversi ad una velocità lievemente superiore rispetto ai comuni aeromobili giapponesi. Descrisse l’avvistamento, dicendo: “Rispetto a tutto quanto, era lo spettacolo nello stesso tempo più sbalorditivo e tuttavia terrorizzante che io abbia mai visto nella mia vita”.

I rapporti sui Foo fighter arrivarono anche ai mass media. Nel 1945 nel Time comparve una storia in cui si affermava: “se non erano bufale o illusioni ottiche, erano certamente la più intrigante arma segreta che i caccia alleati abbiano mai incontrato. La scorsa settimana piloti americani di stanza in Francia hanno raccontato una strana storia di palle di fuoco che da più di un mese sono solite seguire i loro aeroplani nei voli notturni sulla Germania. Nessuno sa cosa siano o a cosa servano queste palle di fuoco. I piloti, pensando ad una nuova arma psicologica, li chiamano ‘foo-fighter’. Le loro descrizioni e apparizioni variano, ma sono d’accordo che queste luci misteriose si piazzano vicine agli aerei e sembrano seguirli ad alta velocità per miglia. Un pilota ha detto che un foo fighter, in forma di palla di fuoco rossa alle estremità delle ali, è rimasto con lui in una picchiata a 360 miglia l’ora. Poi la palla è svanita nel cielo”.  La Commissione Robertson menziona i rapporti di avvistamento foo fighter, notando che dal loro comportamento non sembravano essere minacciosi. Si può segnalare che la commissione Robertson mise a rapporto che molti dei “foo fighters” erano descritti come aventi superficie metallica e forma di disco, e suggerì che “se il termine dischi volanti fosse stato in uso popolare negli anni 1943-1945, questi oggetti sarebbero stati etichettati in quella categoria”. Il nome della band post-grunge statunitense, Foo Fighters, fondata dal musicista Dave Grohl nel 1994, deriva proprio da questo termine.

Battaglia di Los Angeles (1942)

La cosiddetta battaglia di Los Angeles (in inglese battle of Los Angeles o anche Great Los Angeles Air Raid) è il nome con cui è chiamato l’allarme causato da un presunto attacco aereo nemico, convenzionalmente addebitato all’Impero giapponese, su Los Angeles, California, e la conseguente risposta dell’artiglieria contraerea statunitense, nella notte fra il 24 e il 25 febbraio 1942. L’evento si svolse a tre mesi di distanza dall’attacco di Pearl Harbor, che aveva provocato l’entrata nella seconda guerra mondiale degli Stati Uniti d’America. Almeno inizialmente, si credette che la contraerea stesse rispondendo ad una vera incursione aerea giapponese, finché il segretario alla Marina William Franklin Knox, in una conferenza stampa poco dopo i fatti, non derubricò l’incidente come un «falso allarme». Tuttavia, i giornali del tempo pubblicarono ben presto una serie di rivelazioni sensazionalistiche, sospettando un’azione di insabbiamento. Gli ufologi ha suggerito che l’obiettivo fosse un velivolo extraterrestre. Altre teorie del complotto affermano che l’incidente fosse stato orchestrato dal governo per terrorizzare la popolazione dell’area e facilitare lo spostamento delle industrie belliche della California meridionale nell’entroterra, oppure per giustificare l’internamento in campi di concentramento dei cittadini statunitensi di origine giapponese che era stato autorizzato qualche giorno prima e sarebbe avvenuto di lì a poco. Nel 1983 l’ufficio storico dell’United States Air Force concluse che l’allarme iniziale fu causato da palloni meteorologici. Nella notte fra il 24 e il 25 febbraio 1942, ci fu un’ondata di allarmi aerei in tutta la California meridionale. Alle 02:15 del 25, i radar registrarono un oggetto volante non identificato a 193 chilometri ad ovest di Los Angeles e l’artiglieria contraerea fu messa in stato di «allarme verde», vale a dire pronta al fuoco. L’aviazione mantenne i suoi caccia dell’8º comando d’intercettazione al suolo, attendendo notizie più precise prima di impiegare le sue forze. Alle 02:21, con gli ipotetici nemici a non più di pochi chilometri dalla costa, fu ordinato un black out generale per impedire ad eventuali sommergibili nemici di individuare il profilo delle navi contro la costa illuminata. Furono mobilitati tutti i dodicimila air raid warden, i riservisti civili con il compito di vigilare sull’attuazione delle norme di sicurezza in caso di attacco aereo. A quel punto, però, i radar persero il segnale di qualsiasi cosa avessero tracciato fino ad allora. Nonostante ciò, si moltiplicarono gli avvistamenti sul centro urbano di Los Angeles. Alle 03:06, un oggetto non identificato (poi in seguito i rapporti parlano di un pallone aerostatico) fu avvistato su Santa Monica e quattro batterie della 37ª brigata d’artiglieria costiera aprirono il fuoco all’impazzata con proiettili da 5,8 kg, sparandone quasi millecinquecento in tutta la nottata, a volte senza nemmeno mirare e in genere limitandosi a seguire i fasci di luce dei proiettori a terra, senza badare se inquadrassero qualcosa o meno; presi dall’eccitazione, molti militari appiedati bersagliavano inutilmente il cielo con pistole, fucili, mitra e mitragliatrici da 37 mm; persino un cacciatorpediniere in secca in un cantiere vicino contribuì con le sue armi di bordo. Nel frattempo, le più disparate segnalazioni sommergevano i centri di comando: innumerevoli “aerei”, ad altitudini e velocità diversissime, venivano osservati su tutta la contea, si parlò di quattro velivoli abbattuti e di un quinto che si era schiantato in fiamme fra le colline di Hollywood; ci fu chi credette di osservare veri e propri duelli aerei nel cielo. Finalmente, alle 04:14, fu diramato l’«all clear» e revocato l’allarme. Il black-out fu annullato solo alle 07:21 del mattino seguente. Fu solo all’alba che ci si rese conto che, nel caos della “battaglia”, il fuoco amico delle batterie antiaeree aveva danneggiato parecchi edifici, ucciso cinque civili, provocato tre morti per infarto, centrato diverse vacche in un pascolo e ferito molte persone per via della grandine di schegge, frammenti e granate inesplose che si abbatté sulla città, e che fu quantificata in più di dieci tonnellate di metallo. Oltre a ciò, durante il black-out vi furono molti incidenti stradali, che costarono la vita ad almeno due persone, un poliziotto ed una donna. Già nella mattinata del 25 febbraio, immediatamente successiva all’evento, infuriò una dura discussione su cosa fosse successo realmente nella notte. La Marina sostenne fin dall’inizio che si era trattato di un falso allarme, provocato dal «nervosismo da guerra» (war nerves), linea confermata dal segretario alla Marina William Franklin Knox in una conferenza stampa dello stesso giorno. Meno chiara era la posizione dell’Esercito. Il dipartimento della Guerra si prese un giorno di tempo per riesaminare la situazione, interrogare i testimoni e finalizzare un rapporto il 26 febbraio. In questo documento, che fra verbi al condizionale, cifre vaghe, «probabili», «potrebbero» e «presunti» si lasciava ampi margini di smentita per adeguarsi alle future informazioni, si concludeva che c’erano effettivamente stati «da uno a cinque oggetti non identificati su Los Angeles». Complice anche questa divergenza di versioni fra Marina ed Esercito, il 26 febbraio, i giornali andarono in stampa con titoli sensazionalistici e polemici e articoli che criticavano duramente il comportamento delle autorità durante l’incidente. Fra i più pungenti, ci fu il The New York Times che scrisse: «Se le batterie stavano sparando al niente, come implica il segretario Knox, è un segno di costosa incompetenza ed estremo nervosismo. Se, invece, le batterie stavano sparando ad aerei veri, alcuni dei quali a 2 700 metri, come dichiara il segretario [della Guerra] Stimson, perché sono state completamente inefficaci? Perché nessun aereo statunitense si è levato ad ingaggiarli, o anche solo a identificarli?». Il quotidiano Long Beach Independent avvertì questo imbarazzo delle autorità e scrisse: «C’è una sospetta reticenza in questa faccenda, sembra che una qualche forma di censura stia cercando di fermare il dibattito», dando il via alle speculazioni di un presunto cover-up. Su questo caso gli ufologi si dividono tra chi parla di un massivo avvistamento, il primo contatto ravvicinato militare con gli alieni della storia che ha innescato l’era del segreto d’ufficio UFO da parte del governo degli Stati Uniti e tra chi lo considera solo una bufala ordita per scopi governativi. Tanti interrogativi ma nessuna risposta certa. Questo si tratta di un vero e proprio mistero. Ogni febbraio il Museo Fort MacArthur che si trova all’ingresso del porto di Los Angeles ospita un evento chiamato “The Great LA Air Raid of 1942”.

Caso di Kenneth Arnold (1947)

Kenneth A. Arnold è stato un aviatore statunitense, noto per aver affermato di aver avvistato un UFO negli USA nel 1947. L’avvistamento è considerato l’origine dell’ufologia moderna. Il 24 giugno 1947, Arnold sostenne che, mentre sul suo CallAir A-2 stava svolgendo un’attività di ricerca di un velivolo militare andato disperso, ha osservato nove insoliti oggetti volanti volare in schieramento vicino al Monte Rainier (Washington). Egli descrisse gli oggetti come luci intermittenti come se stessero riflettendo i raggi del Sole, il loro procedere era “irregolare” e volavano ad una velocità molto elevata. Brevemente, dopo il suo avvistamento, Arnold atterrò a Yakima (Washington), dove fece un normale rapporto all’Amministrazione dell’Aeronautica Civile. Quando sulla via del ritorno si fermò a Pendleton (Oregon) per far rifornimento, raccontò la sua storia ad un gruppo di ascoltatori curiosi fra cui vi erano anche dei giornalisti. Diversi anni più tardi Arnold disse ai giornalisti che “il loro moto era irregolare, come un piattino lanciato sull’acqua”, da cui fu coniato il termine di “flying saucers” (letteralmente “piattini volanti”). Un altro termine con cui vengono più comunemente descritti gli oggetti che Arnold vide è “dischi volanti” (o semplicemente “dischi”). Arnold sostenne di essere stato frainteso in quanto la descrizione che aveva fornito era riferita al movimento degli oggetti piuttosto che al loro aspetto. In ogni caso la vera forma descritta da Arnold era molto complicata. Subito dopo il suo avvistamento, egli descrisse gli oggetti come sottili e piani, arrotondati nella parte anteriore ma tagliati nella parte posteriore e terminanti con due punte, più o meno come un piattino o un disco. Per esempio, in un’intervista rilasciata alla radio due giorni dopo l’avvistamento, egli li descrisse come “qualcosa come un piatto da torta che è stato tagliato a metà con una specie di un triangolo convesso nella parte posteriore”.  La storia di Arnold venne ampiamente diffusa dall’agenzia Associated Press e da altre agenzie; si ritiene che questa notizia abbia svolto la funzione di catalizzatore per l’interesse moderno nei confronti del fenomeno UFO, nonostante la presenza di incidenti che hanno interessato precedentemente gli UFO, ma che sono stati meno pubblicizzati. Nella storia pubblicata lo stesso giorno, venne riportata la seguente citazione: “Avevano la forma di piattini ed erano così sottili che potevo vederli a mala pena”. Il giorno seguente nel Portland Oregon Journal, la citazione di Arnold fu “Avevano l’aspetto di mezzelune, ovali davanti e convesse dietro. … sembravano dei grandi dischi piatti”. In una dichiarazione redatta per l’intelligence dell’Army Air Forces (AAF) il 12 luglio, Arnold si riferì agli oggetti paragonandoli a dei piattini. Alla fine del rapporto egli fece un disegno degli oggetti che gli apparvero quando si trovò vicino al monte Rainer. Scrisse, “Sembravano più larghi che lunghi, il loro spessore era circa 1/20 della loro larghezza”. In una riunione con due ufficiali dell’intelligence dell’AAF, Arnold in primo luogo rilevò che uno dei nove oggetti era differente, essendo più grande e con la parte posteriore dalla forma di una mezzaluna. Per l’avvistamento furono proposte diverse spiegazioni. L’astronomo Donald Menzel parlò di un miraggio e il giornalista scientifico Philip J. Klass di un gruppo di meteore, ma tali spiegazioni non sono state ritenute soddisfacenti dagli ufologi. È stato anche ipotizzato che poteva trattarsi di un gruppo di aerei ad ala volante in volo sperimentale. Dopo l’avvistamento, Arnold divenne una celebrità; rilasciò parecchie interviste, scrisse articoli e venne anche spedito da un editore a Tacoma per investigare su un altro caso di avvistamento di UFO, il cosiddetto incidente di Maury Island, anche se poi passò la ricerca all’AAF. A partire dagli anni sessanta ebbe poco a che fare con il mondo dell’ufologia, tuttavia nel 1977 partecipò al Primo Congresso Internazionale di Ufologia tenuto a Chicago in occasione del trentennale dell’avvistamento di cui era stato protagonista. Il caso divenne cosi importante per una concomitanza di eventi tra cui i giornalisti al “posto giusto” al “momento giusto”, e forse il fatto che Arnold fosse un pilota esperto. Gli ufologi in genere tengono in grande considerazione i resoconti dei piloti, perché sono addestrati e conoscono tutto quello che si muove nel cielo, o quasi tutto, e difficilmente possono prendere lucciole per lanterne.

L’incidente di Roswell (1947)

L’incidente di Roswell trae dicitura da un episodio avvenuto presso l’omonima località degli Stati Uniti il 2 luglio 1947, in seguito allo schianto al suolo di un oggetto non identificato. La vicenda divenne famosa però per le prime notizie divulgate dai giornali e tuttora sostenute da ufologi e appassionati dell’ufologia, secondo cui si sarebbe verificato lo schianto di un UFO e il presunto recupero di materiali extraterrestri, tra cui cadaveri alieni, da parte dei militari statunitensi. Il primo comunicato stampa pubblicato dalla base aerea di Roswell fu diramato l’8 luglio 1947 con la inequivocabile dicitura “disco volante”; tuttavia, tale dichiarazione fu subito smentita affermando che si trattava della caduta di un pallone sonda. La teoria della caduta di un’astronave aliena è divenuta popolare presso i media e tra gli ufologi, secondo i quali tra il 2 giugno e il 3 luglio 1947 sarebbero accaduti dei fenomeni di carattere ufologico in questa città e nella vicina Corona, culminati il 2 luglio con lo schianto nel deserto di un velivolo spaziale di ipotetica provenienza aliena. In risposta al “caso Roswell“, e dopo indagini del Congresso degli Stati Uniti, il General Accounting Office ha avviato un’inchiesta e imposto all’Ufficio del Segretario dell’Air Force statunitense di condurre un’indagine interna. Il risultato è stato riassunto in due relazioni. La prima, uscita nel 1995 e denominata The Roswell Report: Fact versus Fiction in the New Mexico Desert, ha concluso che i materiali recuperati nel 1947 erano detriti di un programma segreto del governo chiamato Progetto Mogul, che utilizzava particolari microfoni collegati a palloni sonda posti ad alta quota destinati a rilevare le onde sonore generate da missili balistici sovietici o test di esplosioni nucleari nell’atmosfera.  Il secondo rapporto, The Roswell Report: Case Closed, pubblicato nel 1997, ha concluso che i presunti corpi alieni recuperati fossero manichini antropomorfi usati nei programmi militari come il Project High Dive condotto nel 1950, e gli effetti psicologici sulla vicenda avrebbero creato una confusione degli eventi temporali dando origine alla storia del recupero di corpi alieni o astronavi nel 1947. Queste relazioni, nonostante l’accuratezza della ricostruzione e delle prove fornite, sono state respinte dai sostenitori degli UFO come non veritiere. La vicenda ebbe inizio la notte del 3 luglio 1947, quando si verificò uno schianto nella contea di Chaves, situata 90–100 km a nord-ovest di Roswell, un’isolata cittadella del Nuovo Messico popolata all’epoca, da appena 27.000 abitanti, per la maggior parte da allevatori e soldati della vicina base aerea. La mattina successiva, l’allevatore William Ware Mac Brazel trovò nel suo ranch alcuni rottami, costituiti da una grande quantità di lamine, asticelle e lattice. Il 6 luglio, Mac Brazel si recò a Corona per informare lo sceriffo, George Wilcox, e mostrare i resti rinvenuti nella sua proprietà: il contadino decise di informare le autorità locali quando già in città circolavano voci riguardanti “dischi volanti”, come l’avvistamento di strani oggetti volanti non identificati da parte di due coniugi del luogo, i coniugi Wilmot, nella sera del 2 luglio. Brazel condusse lo sceriffo, accompagnato probabilmente da un militare (“un uomo in abiti borghesi”, nei rapporti) sul luogo del ritrovamento per raccogliere ulteriore materiale da visionare e analizzare. Il primo rapporto parla di “pezzi di gomma”, “stagnola”, carta piuttosto robusta, asticelle di legno e un filo di “nylon” appartenenti ai resti di un oggetto di provenienza ignota. L’8 luglio 1947, l’ufficio di informazioni al pubblico della Roswell Army Air Field (RAAF), nel Nuovo Messico, emise un comunicato stampa, pubblicato dal quotidiano Roswell Daily Record, in cui veniva descritto il recupero di un oggetto volante non identificato da parte del personale militare del campo, da un ranch vicino Roswell, scatenando l’intenso interesse dei media. Il giorno dopo arrivò la prima smentita dell’aeronautica, la quale dichiarò che dal personale RAAF era stato recuperato un pallone sonda, e non un “disco volante”. L’avvenimento trovò spazio in altri giornali locali, per filtrare successivamente in quelli nazionali, dando inizio ad un vero e proprio fenomeno mediatico. Così scriveva il San Francisco Chronicle del 9 luglio 1947: «Le numerose voci riguardanti il disco volante sono diventate realtà ieri quando l’intelligence del 509º Bomb Group dell’Ottava Air Force, Roswell Army Air Field, ha avuto la fortuna di entrare in possesso di un disco volante con la collaborazione di uno degli allevatori locali e dello sceriffo della contea di Chaves. L’oggetto volante è atterrato in un ranch vicino a Roswell la scorsa settimana. L’Aeronautica è passata immediatamente all’azione e il disco è stato rimosso dalla casa dell’allevatore, quindi esaminato nel Campo di Aviazione di Roswell e infine inviato dal maggiore Marcel al quartier generale.» La versione del ritrovamento di un disco volante fu subito negata dal governo e dall’esercito statunitense, non appena alcuni resti ritrovati nella Foster Ranch di Corona vennero inviati dalle autorità locali a Dallas per una certificazione. L’aeronautica e la stazione meteorologica di Fort Worth risolsero i dubbi generati dalla prima notizia dell’ufficio stampa del Roswell Daily Record affermando che si trattasse di un pallone sonda, e il caso venne risolto e presto dimenticato. Nel 1978 un ufologo ed ex ricercatore di fisica nucleare, Stanton T. Friedman, intervistò Jesse Marcel, il maggiore che nel 1947 fu fotografato con i resti del pallone sonda e che insieme al generale Roger Ramey sostenne che era ciò che si schiantò a Roswell. Nell’intervista, il maggiore dichiarò che la versione dell’aeronautica militare era un falso intento ad insabbiare la verità e nascondere ciò che realmente precipitò nel Nuovo Messico nel luglio del ’47. Nel 1980, con la consulenza di Friedman, William Moore e Charles Berlitz pubblicarono il libro The Roswell Incident, riportando l’incidente di Roswell sotto l’attenzione dei media a livello mondiale.[15] Il nuovo scenario che si stava ipotizzando prevedeva l’esplosione di un’astronave e la conseguente caduta di frammenti in territorio di Corona sul ranch di Brazel (avvenuta la notte tra il 2 e il 3 luglio), mentre il corpo centrale del velivolo sarebbe poi precipitato nella Piana di San Augustin a circa duecento chilometri a nord-ovest di Roswell, dove sarebbero stati recuperati anche i cadaveri di alcuni umanoidi, l’equipaggio alieno del disco. All’inizio degli anni novanta l’ufologo Kevin Randle, ufficiale in congedo dell’USAF, condusse una propria indagine e insieme a Donald R. Schmitt pubblicò nel 1991 il libro UFO Crash at Roswell, arricchendo la storia di nuovi particolari. A sua volta Friedman riprese le indagini e nel 1992 pubblicò insieme a Don Berliner il libro Crash at Corona. Nel 1997 Philip Corso pubblicò il libro Il giorno dopo Roswell (The Day After Roswell), scritto in collaborazione con l’ufologo William J. Birnes, in cui affermò di aver gestito a partire dal 1961, come capo della Divisione Tecnologia Straniera dell’Esercito, i materiali alieni che a suo dire sarebbero stati raccolti a Roswell nel 1947, rinvenuti subito dopo l’incidente. Nel suo libro, Corso raccontò dettagliatamente il suo “incontro ravvicinato” con la tecnologia extraterrestre. Tali materiali sarebbero stati studiati nel contesto di un progetto tecnico finalizzato di retroingegneria guidato da Roscoe H. Hillenkoetter. Secondo Corso, egli sarebbe stato autorizzato dal suo diretto superiore, generale Arthur Gilbert Trudeau, a fornire porzioni di alcuni dei materiali rinvenuti (fibre, rottami, e così via) a diversi laboratori di ricerca, civili e militari, affinché li studiassero ed eventualmente li sviluppassero, contribuendo così a diffondere la tecnologia extraterrestre dei presunti reperti dell’UFO crash tra i colossi dell’industria USA, dall’IBM alla Hugues Aircraft, dalla Bell Labs alla Dow Cornig. Gli studi fatti avrebbero portato ad alcune delle tecnologie oggi più comuni – e che quindi a suo dire sarebbero in realtà di matrice extraterrestre – come il laser, le fibre ottiche, i raggi infrarossi, fibre super tenaci come il kevlar, e i microcircuiti integrati.e ancora, i transistor, le lenti a contatto e i tubi fotomoltiplicatori. L’allora tenente Walter Haut, che aveva l’incarico di curare le pubbliche relazioni della base militare di Roswell e fu responsabile del famoso comunicato stampa dell’8 luglio del 1947, ha lasciato una sua dichiarazione firmata e sigillata da aprirsi solo dopo la sua morte (avvenuta il 15 dicembre 2005). In essa egli dichiara in sostanza che la prima versione pubblicata nel comunicato stampa in questione era esattamente veritiera circa i fatti: «Eravamo effettivamente in possesso di un disco volante, era stato trovato in un ranch a nord di Roswell. L’informazione fu data a me e al comandante, il colonnello Blanchard. La copertura fu orchestrata molto bene e velocemente da Washington attraverso vari canali. Dovevamo dire che era tutto falso, e che era solo un pallone meteorologico.» l testo integrale della dichiarazione giurata è stato pubblicato nel giugno 2007 nel libro Witness to Roswell: Unmasking the 60 Year Cover-Up. Secondo gli autori, Haut aveva giurato al suo amico colonnello Blanchard di non rivelare in vita nessuna informazione sull’accaduto. Pertanto, aveva sempre negato di essere stato testimone degli eventi, dicendo di aver rilasciato informazioni che gli erano state riferite. Dopo tanti anni il presunto Ufo crash di Roswell rimane il più famoso della storia tanto da aver influenzato i media negli anni successivi con film e serie tv ispirate a questo evento.

 

Ondata di Avvistamenti in Europa del ’54 (1954)

Per ondata di avvistamenti del 1954 si intende una serie di numerosi avvistamenti di UFO verificatisi nei mesi di settembre, ottobre e novembre del 1954. In quel periodo gli avvistamenti si verificarono soprattutto in Europa dove, secondo uno studio effettuato dal dott. Donald Johnson, si concentrò circa il 75% degli avvistamenti mondiali. La maggior parte degli avvistamenti fu segnalata nell’ovest e nel sud del continente europeo. La nazione maggiormente interessata fu la Francia, dove si verificò circa il 70% degli avvistamenti europei, seguita dall’Italia. Furono segnalati anche diversi incontri ravvicinati. Il maggior numero di avvistamenti si verificò nel mese di ottobre. Quella del 1954 fu la prima ondata di avvistamenti UFO che interessò l’Europa. In Francia gli episodi più eclatanti furono:

  • 10 settembre: Marius Dewilde, un ferroviere che abitava vicino alla stazione di Quarouble, fu testimone di un presunto avvistamento di UFO. Secondo il suo racconto, alle 22:30 sentì abbaiare il cane e uscì di casa con la lampadina tascabile incamminandosi lungo i binari. Ad un certo punto vide uno strano apparecchio e accanto ad esso due esseri alti circa un metro che indossavano uno scafandro. I due esseri risalirono sull’apparecchio, che si alzò in volo. Il caso ebbe un notevole risalto sui giornali francesi.
  • 24 settembre: avvistamenti di UFO furono segnalati in sei località: Bayonne, Lencouacq, Tulle, Ussel, Gelles, Vichy. Dallo studio di tali avvistamenti, l’ufologo Aimé Michel trasse spunto per la sua teoria sulle linee BAVIC (acronimo formato dalle parole Bayonne e Vichy, dove avvennero il primo e l’ultimo avvistamento della giornata).
  • 30 settembre: nei pressi di Marcilly-sur-Vienne, sette operai di un cantiere edile e il capo cantiere Georges Gatay ebbero un presunto incontro ravvicinato con un UFO. Essi videro un apparecchio a forma di disco e accanto ad esso un umanoidedi piccola statura, che aveva in mano un casco. Secondo il racconto dei testimoni, sia il disco che l’umanoide svanirono all’improvviso.
  • 7 ottobre: avvistamenti di UFO vennero segnalati in 28 località diverse, tra cui La Ferté-Macé, Lavenay, Montlevic, Ballon, Cassis, Corbigny, Puymoyen, Marcillac.
  • 24 ottobre: Emile Turpin, un ispettore delle ferrovie, si trovava nei pressi di Boulogne-sur-Mere stava per fotografare alcuni siti preistorici. All’improvviso, secondo il suo racconto, vide in cielo un apparecchio a forma di disco, con un rigonfiamento nella parte centrale; Turpin riuscì a scattare due foto dell’oggetto prima che prendesse quota e sparisse dalla sua vista.

In Italia gli avvistamenti più importanti furono:

  • Il 27 ottobre 1954, ebbe luogo un avvistamento di oggetti non identificati(UFO) nel cielo di Firenze, un evento divenuto oggetto di interesse, nel tempo, in programmi televisivi e nel mondo dell’ufologia. Le testimonianze riportarono l’individuazione di numerosi oggetti non identificati di colore bianco, a forma “di ali di gabbiano” o “a forma di cappello da mandarino cinese”. Il fenomeno è avvenuto alle ore 14:20 sopra il Duomo, rimanendo visibile per circa 15 minuti. Gli oggetti provenivano da nord-ovest, dalla zona delle Cascine, per proseguire verso sud-est, in direzione di Rovezzano. A sostegno dell’evento vi sono numerose testimonianze dell’epoca, tra cui quella del capocronista de La Nazione Giorgio Batini. Pochi minuti dopo la prima manifestazione, ebbe luogo un secondo avvistamento, sopra i cieli dello Stadio comunale, nel quale si stava disputando la partita amichevole tra Fiorentina e Pistoiese. La partita fu sospesa poco dopo l’inizio del secondo tempo, per le evoluzioni di alcuni oggetti non identificati sopra lo stadio. Oltre ai numerosi spettatori della partita, raccontarono l’evento anche i giocatori Romolo Tuci e Ronaldo Lomi. Alle manifestazioni sopra il duomo e lo stadio, sarebbe seguita, per circa mezz’ora, la caduta di filamenti di materiale appiccicoso, la cosiddetta bambagia silicea, detta anche “capelli d’angelo”. Il Cicap spiegò questo evento come una combinazione causale di due eventi distinti: esercitazioni militari che facevano uso di chaff, contromisure per trarre in inganno il sistema di puntamento degli aerei creando una nuvola di materiale radar-riflettente, che avrebbero creato riflessi nel cielo, e la presenza di filamenti dovuta a un fenomeno naturale legato alla tecnica del ballooning (lunghi filamenti biancastri, che, portati dal vento, sollevano i ragni e li trasportano per lunghe distanze) messa in atto da alcune specie di ragni per migrare. Queste spiegazioni non sono accettate dal mondo ufologico.
  • 28 ottobre: a Roma, poco prima del crepuscolo, numerosi cittadini videro in cielo un UFO, che fu osservato anche dall’ambasciatore USAin Italia, Clare Boothe Luce. Come avvenuto il giorno precedente a Firenze, anche a Roma si verificò la caduta di bambagia silicea.
  • 1 novembre: Rosa Lotti Dainelli, contadina quarantenne, dichiarò di aver avuto un incontro ravvicinato del terzo tiponei pressi di Cennina, frazione di Bucine, in provincia di Arezzo. È stata considerata un soggetto mentalmente stabile ed attendibile, proveniva da una famiglia umile, di scarsa cultura e «aveva sentito parlare di dischi volanti solo due o tre volte». Lunedì 1º novembre 1954, alle 6:30 del mattino. Rosa Lotti Dainelli, con l’intenzione di assistere alla messa di Ognissanti e visitare il cimitero, percorse un sentiero di campagna che portava alla chiesa di Cennina. In occasione della messa indossava il vestito nuovo e per non rovinare le scarpe buone decise di portarle a mano insieme alle calze e a un mazzo di garofani come offerta alla Madonna pellegrina. Nei pressi di una radura a circa 20 metri di distanza intravide tra i cespugli un oggetto appuntito. Avvicinandosi notò che era fusiforme ed era incastrato nel terreno in posizione verticale. «Era alto circa due metri e largo, al centro, circa un metro e venti centimetri, di colore marrone opaco. Nella parte centrale si notavano, opposti l’uno all’altro, due finestrini a forma di oblò e, in mezzo a questi, ricavato nel “cono” inferiore, uno sportello di “vetro” chiuso. L’esterno dell’oggetto brillava come fosse metallo ben lucidato. Nella parte bassa del cono c’era un portello aperto di vetro, e all’interno si potevano vedere due piccoli sedili, piccoli come quelli usati dai bambini. Nella parte centrale più larga del fuso, c’era una specie di vetro rotondeggiante, stondato che seguiva la forma rotonda della misteriosa macchina.»  Dai cespugli uscirono improvvisamente due esseri dalle fattezze umanoidi ma alti soltanto un metro («Quasi come uomini, ma delle dimensioni di bambini»). Indossavano una tuta grigia aderente con bottoni lucenti, una corta mantellina sulle spalle, «un casco apparentemente di cuoio che copriva, con due dischetti, anche le orecchie.» e un nastro di cuoio intorno alla fronte. «Avevano degli occhi magnifici, pieni di intelligenza. I loro nasi avevano una forma normale, le loro bocche come quelle degli uomini ma le labbra superiori erano leggermente curvate al centro, in modo che anche quando non stavano ridendo si vedevano i loro denti. Avevano denti come i nostri, larghi, denti forti, ma corti (come fossero stati limati) e piuttosto in fuori come quelli dei conigli.» I due esseri le presero i fiori e una calza che riposero nell’ordigno fusiforme. Da come gesticolavano e dal tono della voce non sembravano minacciosi, ma amichevoli. Parlavano una lingua descritta come simile al cinese (ripetevano «liu, lai, loi, lau, loi, lai, liu»). La signora protestò per riavere indietro le sue cose ma i due esseri le restituirono solo una parte dei fiori tenendosene cinque. Con una calza legarono il mazzo dei fiori restanti e lo posero nell’ordigno. Uno dei due prese dall’interno dell’oggetto fusiforme uno strumento cilindrico marrone e lo puntò verso la signora «dando l’impressione di scattare delle fotografie». Spaventata la donna si allontanò nel bosco senza però essere inseguita. Il racconto della donna fu accompagnato da diverse testimonianze di avvistamenti di oggetti volanti non identificati che coincidono per collocazione temporale. In totale si contano 24 testimoni da tutta la provincia. Dopo il racconto dell’avvenimento i carabinieri ispezionarono il luogo e trovarono una buca, presumibilmente creata dalla punta dell’oggetto infilata nel terreno. Il caso divenne famoso in tutti il mondo e i maggiori giornali italiani e internazionali scrissero dell’accaduto.
  • 6 novembre: a Roma diversi cittadini, tra cui il console e ufologo Alberto Perego, osservarono una formazione a croce di piccoli globi luminosi sopra la Città del Vaticano, del tutto simili alle odierne flotillas sudamericane. Da quell’evento, il console prese ispirazione e dopo alcuni anni scrisse il suo primo rapporto sugli Ufo, dal titolo “Svelato il mistero dei dischi volanti”, dove mostra di aver già compreso appieno non soltanto la dimensione e l’importanza del fenomeno, ma anche le infinite implicazioni sociali, politiche, religiose che sottendono al fenomeno Ufo. In assoluto anticipo sui tempi, quando ancora la parola “ufologia” non era utilizzata, egli introduce nel dibattito ufologico, concetti che saranno ripresi solo cinquant’anni più tardi diventando uno dei precursori dell’ufologia moderna.
  • 14 novembre: alcuni UFO vennero osservati a Gela, in Sicilia; anche in questo caso si verificò la caduta di bambagia silicea.

Vennero segnalati avvistamenti anche in Austria, Svizzera, Gran Bretagna, Spagna, Portogallo, Belgio, Germania, Scandinavia (principalmente Svezia), Paesi balcanici (principalmente Jugoslavia) e altri Paesi. Particolare rilevanza ebbe l’avvistamento effettuato il 25 ottobre a Belgrado. Alcuni testimoni in servizio all’aeroporto, tra cui l’ingegnere aeronautico Vladimir Aivas e il capitano dell’aeronautica militare Stjepan Djitkol, osservarono intorno alle 6.15 a.m. un oggetto a forma di sigaro ed altri oggetti più piccoli di forma ovale o circolare che sorvolarono l’aerostazione. Alcuni oggetti furono osservati poco più tardi da Peter Djorkovic, astronomo dell’Osservatorio di Belgrado, secondo cui non erano riconducibili a meteoriti. La notizia dell’avvistamento fu riportata il 27 ottobre dai giornali di Belgrado, che riferirono che il fenomeno era stato osservato anche da centinaia di semplici cittadini. Da notare che lo stesso giorno e quasi alla stessa ora dell’avvistamento di Belgrado, un disco luminoso fu avvistato nel cielo di Vienna da numerosi testimoni. Gli scettici parleranno di isteria di massa e di palloni aerostatici che durante la guerra fredda venivano lanciati verso i Paesi dell’Europa dell’Est per motivi di spionaggio.

Inseguimento Ufo dell’aereo RB-47H (1957)

Per incontro UFO dell’RB-47H si intende un presunto avvistamento di UFO verificatosi nella notte tra il 16 e il 17 luglio 1957 da parte dell’equipaggio di un aereo RB-47H dell’USAF, dotato di apparecchiature per la guerra elettronica e in volo di addestramento nel sud-est degli Stati Uniti d’America. L’avvistamento durò per circa due ore, durante le quali l’aereo attraversò il Mississippi, la Louisiana, il Texas e l’Oklahoma. L’evento si segnala perché, oltre all’avvistamento di alcune luci da parte dei piloti, vennero captate dalle apparecchiature di bordo alcune emissioni elettroniche provenienti dal presunto oggetto. Il 16 luglio 1957 alle 23.00 un aereo RB-47H partì dalla base aerea di Forbes vicino Topeka nel Kansas per un volo di addestramento. L’aereo era dotato di apparecchiature per la ricognizione e guerra elettronica, consistenti in sistemi ELINT, rilevatori di emissioni radar e sistemi di contromisure elettroniche (ECM); queste apparecchiature erano organizzate in tre postazioni, ciascuna con un proprio monitor. L’equipaggio era formato da sei uomini: il maggiore Lewis D. Chase, comandante e pilota; il tenente James H. McCoid, copilota; il capitano Thomas H. Hanley, navigatore; il capitano John J. Provenzano, addetto all’ECM-ELINT n° 1; il capitano Frank B. McClure, addetto all’ECM-ELINT n° 2; il capitano Walter A. Tuchschner, addetto all’ECM-ELINT n° 3. Alle 4.30 l’aereo si trovava in Mississippi nelle vicinanze di Gulfport e il monitor di McClure rilevò un segnale della stessa frequenza dei radar di terra (2800 megacicli) che però si muoveva facendo un giro attorno al velivolo. McClure non disse nulla al comandante né ai colleghi. Alle 5.10 in prossimità di Winnsboro in Louisiana, il pilota e il copilota osservarono una luce bianco-azzurra che si avvicinava. Il comandante avvisò l’equipaggio di prepararsi ad una manovra evasiva, ma la luce passò velocemente davanti l’aereo attraversando il cielo. In seguito a ciò, McClure riferì il rilevamento del segnale e lui e Provenzano controllarono le apparecchiature. Alle 5.30 l’aereo si trovava vicino al confine con il Texas e sia McClure che Provenzano rilevarono un segnale sui propri monitor, nella stessa direzione in cui era stata avvistata la luce; il segnale si muoveva a circa 800 km/h e i due operatori conclusero che non si trattava di un segnale di terra. Alle 5.39 l’aereo si trovava in Texas nella zona di Duncanville e McClure rilevò un altro segnale sul monitor; un minuto dopo, il pilota e il copilota videro una luce rossa. Il pilota informò la stazione radar di Duncanville, che chiese la posizione della luce e poco dopo richiamò l’aereo, comunicando di avere rilevato un segnale sul radar. La luce si diresse in direzione di Fort Worth; il pilota chiese a Duncanville il permesso di seguirla, che gli venne concesso. Alle 5.42 la luce svanì sia dalla vista che dal monitor di McClure; Duncanville comunicò che era sparita anche dal radar. Il pilota cominciò a girare in cerchio; poco dopo il segnale riapparve sul monitor di McClure e la luce riapparve ad un’altezza di 4.500 metri. Il pilota ottenne il permesso di salire di quota, ma quando si avvicinò la luce svanì e sparì anche il segnale sul monitor di McClure. Alle ore 5.55 il pilota comunicò di essere a corto di carburante e chiese il permesso di abbandonare l’inseguimento. Alle 5.57 riapparve un segnale sul monitor di McClure e un minuto dopo il pilota vide nuovamente la luce. L’aereo, alle 6.02, si mise in rotta per rientrare a Topeka. McClure continuò a rilevare segnali sul monitor, che provenivano da dietro l’aereo, come se il velivolo fosse seguito. I segnali sparirono alle 6.40 quando l’aereo era in prossimità di Oklahoma City. Alle 7.30 l’aereo atterrò alla base aerea di Forbes. L’equipaggio fu interrogato il 17 luglio dal capitano Elwin T. Piwetz dello Strategical Reconnaissance Wing Intelligence, che preparò un rapporto classificato per l’Air Force Security Service (AFSS). Nello stesso giorno la stazione di Duncanville mandò un rapporto, confermando il rilevamento radar. L’Air Defence Command (ADC) condusse un’inchiesta e mandò un rapporto classificato ai responsabili del Progetto Blue Book. Nel mese di settembre fu richiesto al maggiore Chase, comandante dell’aereo, un rapporto scritto sull’avvistamento. Anche la stazione di Duncanville scrisse un rapporto per i responsabili del Blue Book in cui, contrariamente a quanto dichiarato precedentemente, negava di avere rilevato qualcosa con il proprio radar di terra. Il Blue Book esaminò il caso e nel novembre 1957 concluse che l’avvistamento poteva spiegarsi con un volo di linea, esattamente il volo 665 dell’American Airlines. Il caso fu riesaminato negli anni sessanta dalla Commissione Condon, che però non riuscì a trovare la relativa documentazione negli archivi del Blue Book. Dopo avere intervistato tre membri dell’equipaggio (Chase, McCoid e McClure), la Commissione scartò la possibilità che potesse trattarsi di meteore o aerei di linea e considerò la possibilità di un miraggio di luci cittadine e di una propagazione anomala delle onde radar, dovuta ad un’inversione termica nell’atmosfera. La possibilità che il segnale rilevato dall’apparecchiatura ECM-ELINT fosse un riflesso dei radar di terra non spiegava il movimento del segnale sul monitor; non erano però disponibili registrazioni del segnale e neanche filmati dell’avvistamento visuale. Alla fine la Commissione concluse che, in mancanza di materiale adeguato, i soli racconti dell’equipaggio non erano sufficienti per arrivare a una corretta spiegazione del fenomeno. Basandosi sui ricordi del maggiore Chase, per il caso fu indicata una data errata (il 19 settembre 1957). Dopo la conclusione dei lavori della Commissione Condon, il caso è stato riesaminato dall’ufologo James McDonald, docente di meteorologia all’Università di Tucson. Essendoci numerose lacune nel rapporto della Commissione Condon (come ad esempio quella relativa alla durata dell’avvistamento), McDonald intervistò tutti i sei componenti dell’equipaggio per fare chiarezza. Secondo McDonald, la rilevazione del fenomeno attraverso tre diverse modalità (avvistamento visuale, rilevamento da parte di un radar di terra e dell’apparecchiatura ECM-ELINT dell’aereo) ne confermerebbe la realtà. La coincidenza delle apparizioni e sparizioni dagli strumenti e dalla vista del pilota fanno pensare ad una causa comune. Le manifestazioni del fenomeno conducono a scartare la possibilità che potesse trattarsi di un aereo sperimentale. Le spiegazioni considerate dalla Commissione Condon, come quelle del miraggio e dell’anomalia radar, sarebbero inadeguate, per cui il fenomeno va classificato come “sconosciuto”. McDonald infine ha criticato il capo della Commissione, il fisico Edward Condon, che nella sua analisi finale ha ignorato questo ed altri casi meritevoli di attenzione. Nel dicembre 1969 McDonald presentò il caso al simposio sugli UFO organizzato dall’American Association for the Advancement of Science; successivamente, egli riuscì a ritrovare la documentazione negli archivi del Blue Book e a ristabilire la data corretta del 17 luglio. McDonald elaborò una descrizione più dettagliata del caso, che uscì in un articolo pubblicato dopo la sua morte. Per l’ufologo Brad Sparks, il caso dell’RB-47H è uno degli avvistamenti meglio documentati e dimostra in modo inequivocabile l’esistenza degli UFO.

Gli avvistamenti di Levelland (1957)

Per caso UFO di Levelland si intende una serie di presunti avvistamenti di UFO verificatisi il 2 novembre 1957 nella città di Levelland, ubicata in Texas negli Stati Uniti d’America. Il caso si segnala perché, secondo il racconto dei testimoni, i presunti oggetti avrebbero provocato effetti fisici sui motori di alcuni autoveicoli. La sera del 2 novembre 1957 intorno alle 23 due lavoratori agricoli immigrati, Pedro Saucedo e Joe Salaz, chiamarono il dipartimento di polizia di Levelland per comunicare l’avvistamento di un UFO. L’ufficiale di polizia A.J. Fowler, di turno quella notte, ascoltò il racconto di Saucedo, il quale dichiarò che mentre era alla guida di un camion e si trovava a circa 6 km da Levelland vide un lampo di luce blu vicino la strada; un attimo dopo, il motore si spense e un oggetto luminoso dalla forma simile ad un razzo si alzò in volo e si avvicinò al camion. Il testimone disse di avere avuto paura e di essere saltato giù dal camion, mentre il suo collega rimase a bordo. Saucedo riferì che l’oggetto passò velocemente sopra il camion emettendo un forte suono e causando una folata di vento; quando sparì dalla vista, il motore ripartì. Il poliziotto pensò che la telefonata fosse uno scherzo ed ignorò la segnalazione. Un’ora dopo, intorno a mezzanotte, chiamò un automobilista, Jim Wheeler, che riferì di avere visto sulla strada, mentre si trovava a circa 6 km da Levelland, un oggetto brillante, dalla forma simile ad un uovo, che si trovava a circa 60 metri davanti a lui e bloccava la strada. Il motore dell’auto si spense e Wheeler uscì dalla vettura; l’oggetto si alzò in volo e andò via e il motore si avviò. Cinque minuti dopo questa telefonata chiamò un uomo, José Alvarez, che riferì di avere incontrato uno strano oggetto luminoso ai bordi della strada mentre guidava la sua auto a circa 18 km da Levelland; il motore della vettura si era spento ed era ripartito dopo che l’oggetto si era alzato in volo. Alle 0:15 Fowler ricevette un’altra telefonata da parte di un agricoltore, Frank Williams, che riferì di avere incontrato, mentre era al volante della sua auto, un oggetto luminoso ai margini della strada; anche in questo caso il motore si era fermato ed era ripartito quando l’oggetto si era alzato in volo. All’ 1:15 Fowler ricevette un’altra telefonata da parte di un camionista, James Long, che disse di aver incontrato un oggetto luminoso a forma di uovo ai margini della strada, mentre guidava a nord-est di Levelland. L’oggetto lampeggiava ad intermittenza come un neon e il motore del camion si fermò; poi si alzò in volo e il motore ripartì. Quella notte il dipartimento di polizia di Levelland ricevette in totale 15 chiamate che segnalavano avvistamenti di UFO; l’ufficiale Fowler riferì che i testimoni che chiamavano sembravano tutti molto agitati. Il giorno successivo furono segnalati alla polizia altri avvistamenti avvenuti nella notte precedente. Newell Wright, uno studente di 19 anni del Texas Technological College, riferì che poco dopo mezzanotte, mentre guidava a circa 16 km da Levelland, il motore della sua auto cominciò a funzionare male e si fermò. Quando scese per controllare il motore, vide sul margine della strada, a circa 30 metri di distanza, un oggetto luminoso ovale, che emetteva una luce verde-bluastra. Spaventato, risalì a bordo e cercò di riavviare il motore, ma inutilmente. Poi l’oggetto si sollevò in aria, andò via e il motore ripartì. Lo studente decise di non dire nulla prima di aver parlato con i genitori, assenti per una vacanza; il giorno successivo essi tornarono e dopo avere ascoltato il suo racconto lo convinsero a presentarsi al dipartimento di polizia per raccontare i fatti. Si presentò alla polizia anche un altro testimone, un camionista di nome Ronald Martin, che raccontò che la notte precedente alle 0:54 il motore del suo camion si era fermato improvvisamente. Il testimone riferì di avere visto una sfera luminosa di colore arancione, che era atterrata sulla strada proprio di fronte a lui; dopo circa un minuto, l’oggetto si levò in volo in direzione verticale e il motore tornò alla normalità. Il capo dei vigili del fuoco di Levelland, Ray Jones, disse di avere visto un oggetto luminoso intorno alle 0:45 mentre guidava la sua auto; il motore funzionò stentatamente e le luci dell’auto si affievolirono, tornando alla normalità dopo la sparizione dell’oggetto. Il sergente Harold Wright, residente a Lubbock, contattò la polizia per telefono e riferì che la sera precedente intorno alle 23, mentre si trovava in auto con la moglie e i figli a nord-est di Levelland, vide una lampo di luce brillante che si muoveva in cielo; le luci e la radio dell’auto si spensero per circa 3 secondi. Vi furono rapporti di avvistamenti anche da parte di ufficiali di polizia. Lo sceriffo Weir Clem e il vice-sceriffo Pate McCullock riportarono di avere visto un oggetto luminoso all’ 1:30 mentre si trovavano in auto a circa 6 km da Levelland; l’oggetto era di forma ovale ed emetteva una luce rossa brillante. I poliziotti Lee Hargrove e Floyd Gavin riferirono di avere visto uno strano lampo in direzione est-ovest alla distanza di circa 2 km mentre erano di pattuglia con l’auto di servizio. Il 4 novembre il caso di Levelland fu raccontato dai maggiori quotidiani statunitensi e ricevette pubblicità nazionale. I responsabili del Progetto Blue Book ritennero opportuno investigare e perciò inviarono a Levelland il sergente dell’USAF Norman P. Barth, che la mattina del 5 novembre si presentò nell’ufficio dello sceriffo Clem, lo intervistò e gli chiese i recapiti degli altri testimoni. Dopo avere intervistato Saucedo e Newell Wright, andò a Littlefield per intervistare l’agente Hargrove e a Lubbock per intervistare il sergente Harold Wright, quindi tornò a Levelland. Dopo aver appreso che il giorno degli avvistamenti c’erano stati in zona forti temporali, il militare si convinse che gli avvistamenti erano stati dovuti a forti fenomeni elettrici atmosferici, probabilmente fuochi di Sant’Elmo o fulmini globulari. L’USAF fece propria la spiegazione fornita dal suo investigatore e il 15 novembre rilasciò un comunicato ufficiale, precisando che i problemi ai motori degli autoveicoli erano stati dovuti a fenomeni elettrici atmosferici e favoriti dalla forte umidità dell’aria, che avrebbe parzialmente bagnato i motori. L’aeronautica militare ritenne anche che la testimonianza di Saucedo non era affidabile a causa del suo basso livello d’istruzione. Vari ufologi hanno contestato la metodologia d’indagine dell’USAF, che su 14 testimoni ne interrogò solo cinque trascurando gli altri nove (Salaz, Wheeler, Alvarez, Williams, Long, Martin, Jones, McCullock, Gavin). L’USAF si giustificò affermando che questi testimoni, non residenti a Levelland, erano già andati via quando arrivò il suo investigatore, ma gli ufologi replicarono che non fu fatto nessun serio tentativo di rintracciare queste persone. Gli ufologi James McDonald e Josef Allen Hynek entrarono anche nel merito dell’inchiesta e contestarono la spiegazione ufficiale dei fuochi di Sant’Elmo o dei fulmini globulari. McDonald, docente universitario di meteorologia, affermò che secondo le sue informazioni, nel periodo in cui si svolsero gli eventi il temporale era già passato e c’era solo un po’ di pioggia senza tuoni e fulmini. Secondo l’astronomo Allen Hynek non c’era evidenza scientifica che i fuochi di sant’Elmo e i fulmini globulari potessero causare un arresto dei motori degli autoveicoli, pertanto il caso era da considerarsi come “non risolto”.

Il rapimento di Barney e Betty Hill (1961)

Barney Betty Hill sono stati due coniugi statunitensi del New Hampshire che sostennero di essere stati rapiti da entità aliene nella notte tra il 19 e il 20 settembre del 1961. La loro presunta vicenda, soprannominata dai sostenitori dell’ufologia “abduction degli Hill” o “incidente di Zeta Reticuli“, è stata la prima testimonianza di rapimento alieno, fortemente pubblicizzata in seguito negli Stati Uniti. Gli Hill vivevano a Portsmouth, nel New Hampshire. Barney Hill svolgeva la professione di impiegato nel servizio postale americano, mentre la moglie Betty era un’assistente sociale. I due formavano una coppia rara per l’epoca: Barney era un afroamericano mentre Betty era bianca. Secondo il loro racconto derivato da sedute di ipnosi regressiva (di cui sono disponibili pubblicamente le registrazioni su nastro), Barney e Betty Hill il 19 settembre 1961, verso le 22, stavano attraversando le White Mountains con la loro automobile mentre tornavano presso la loro abitazione a Portsmouth, quando l’attenzione di entrambi si concentrò su un oggetto luminoso nel cielo «che assomigliava a un satellite». Ritornati a casa, si accorsero che erano trascorse troppe ore per aver percorso un tragitto così breve (fenomeno noto in ambito ufologico come “lacuna temporale” o “Missing time”), ed in seguito accusarono emicrania, ustioni e altri lievi disturbi fisici; poco tempo dopo Betty Hill fu vittima di paurosi incubi. Dopo essere stati sottoposti ad ipnosi regressiva, affiorarono i ricordi riguardanti il lasso di tempo “mancante”. La luce avrebbe continuato a seguirli, al che Barney sarebbe sceso dall’auto, temendo che si trattasse di un aereo in difficoltà e che potessero essere necessari soccorsi. Dopo che la luce fu più vicina, l’uomo sarebbe riuscito a distinguere un veicolo al centro di essa, un veicolo con oblò, di chiara fattura tecnologica e manovrato da esseri intelligenti. A questo punto Barney, fu preso da uno stato di eccitazione tale da sfiorare l’isterismo: rientrato in macchina, Barney avrebbe comunicato alla moglie di aver avuto l’impressione che il veicolo “cercasse di catturarlo”.  Decise quindi di ripartire al più presto per cercare di seminare l’oggetto; ma, mentre era alla guida dell’auto, lui e Betty avvertirono un leggero e allo stesso tempo strano sibilo che si trasformò in un “bip-bip” lancinante. Dopo alcune decine di minuti di inseguimento, l’auto si bloccò (anche se non è chiaro e non è stato detto nulla dagli Hill se ciò sia accaduto per effettivi guasti dovuti alle sollecitazioni subite dall’automobile durante l’inseguimento o se fu effettivamente “bloccata” dall’oggetto che li inseguiva); al che dal veicolo sarebbero discesi alcuni esseri che li invitarono a seguirli sull’astronave. Da quel momento la loro memoria si offuscò. Dopo essere saliti a bordo, i due furono sottoposti a test fisici; dopo questi esami, i coniugi furono riportati vicino alla loro automobile, ed in seguito l’astronave si allontanò. Ripresero conoscenza soltanto 2 ore dopo ma esattamente a 60 km a sud da dove avvertirono quello strano rumore. In questo breve tragitto, Betty e Barney hanno perso 2 ore della loro vita. Il giorno seguente alla loro esperienza, Betty decise di raccontare tutto alla U.S. Air Force e così, pochi giorni dopo, vennero interrogati dal maggiore P. W. Enderson il quale, dopo un lungo interrogatorio, decise di mandare un rapporto all’ allora Project Blue Book dichiarando fra le note che non vi era alcun dubbio sulla buona fede dei testimoni. Dopo l’incontro avuto con il maggiore Enderson, gli Hill (in particolar modo Betty), decisero di documentarsi sul problema Ufo procurandosi il libro del Maggiore D. Keyhoe (The Flying Saucer Conspiracy). Dopo aver letto il libro, Betty decise di scrivere a Keyhoe raccontandogli nei minimi termini l’esperienza vissuta da lei e suo marito. Tre settimane dopo, gli Hill ricevettero la visita di Walter Webb, inviato dal NICAP (National Investigation Committee on Aerial Phenomena) su richiesta del Maggiore Keyhoe. Il ricercatore W. Webb ebbe modo di poterli interrogare per diverse ore senza però riuscire a farli cadere in contraddizione. Nel suo rapporto scrisse: “ …sono convinto che dicano la verità e malgrado non esercitino professioni che esigono l’acutezza di osservazione dello scienziato, sono stato particolarmente impressionato dalla loro intelligenza, dalla loro apparente onestà e dalla loro voglia evidente di attenersi ai fatti, diminuendone il loro dato sensazionale”.Pochi mesi più tardi, esattamente nell’estate del ‘62, Barney incominciò ad avere problemi di salute accusando degli stati di ipertensione e una forte ulcera al duodeno. Decise così di rivolgersi al Dr. D. Stephens a Exeter. Quest’ ultimo infine, dopo una lunga serie di analisi, fece notare a Barney che il suo stato generale era assai alterato e che a causa di problemi di ordine psicologico, in  lui si creavano conflitti interni responsabili di uno stato depressivo. Il Dr. Stephens consigliò quindi a Barney di consultare uno dei migliori neuropsichiatri di Boston, il Dr. Benjamin Simon. Il loro incontro ebbe luogo nel dicembre del ‘63 e proseguì insieme alla moglie Betty fino al marzo del ‘64. In una seduta di ipnosi regressiva, la signora Hill disegnò una mappa stellare dove affermava che dimorassero gli esseri che li avevano rapiti, che descrisse come esseri umanoidi di bassa statura, con la testa e gli occhi grandi e la pelle grigia. L’ufologa Marjorie Fish ha identificato nella mappa il sistema di Zeta Reticuli, divenuto da allora molto discusso e menzionato in ambito ufologico. Alla fine di questo lungo periodo di sedute, il Dr. Simon concluse che i coniugi Hill furono oggetto di rapimento da parte di entità sconosciute che, seppur trattenendoli per un periodo di circa due ore, non fecero loro alcun male. Ci furono anche molti scettici riguardo a questo episodio:  l’ufologo Martin Kottmeyer ha notato che gli alieni descritti dagli Hill assomigliano a quelli apparsi in un episodio della serie televisiva di fantascienza The Outer Limits; l’episodio era stato trasmesso due settimane prima del presunto rapimento e potrebbe essere affiorato nella memoria dei coniugi durante l’ipnosi. Il giornalista scientifico Robert Sheaffer ha ipotizzato che Betty Hill abbia inconsciamente disegnato un gruppo di stelle osservato tempo prima in un planetario. Oggi il rapimento degli Hill rappresenta una pietra miliare dell’ufologia, e fu in quel caso che si accertò per la prima volta il fenomeno del “Missing Time” ossia vuoto temporale, che poi, col passar del tempo, divenne un parametro per i rapimenti successivi. Gli Hill sono stati impersonati dagli attori James Earl Jones e Estelle Parsons nel film “The UFO Incident del 1975, e da Basil Wallace e Lee Garlington nella serie televisiva “Dark Skies – Oscure presenze del 1996.

Avvistamento Westall School (1966)

L’avvistamento della Westall School è un avvistamento di UFO avvenuto nel 1966 da parte di studenti e professori della Westall High School e successivamente della Westall Primary School, due scuole situate a Clayton South, un sobborgo di Melbourne in Australia. Un evento incredibile,  ritenuto uno dei più importanti avvistamenti di massa mai avvenuti nella storia dell’ufologia. La mattina del 6 aprile 1966, alle 11 circa, i ragazzi di una classe della Westall High School (ora Westall Secondary College) si trovavano nel cortile della scuola, dove stavano completando la lezione di ginnastica insieme al loro professore. All’improvviso videro in cielo un oggetto di forma discoidale, con una cupola sporgente nella parte superiore di colore grigio-argenteo, lungo apparentemente circa il doppio di un’automobile familiare. Secondo il racconto dei testimoni, l’oggetto scese di quota e sorvolò la scuola in direzione sud-est prima di sparire dalla vista e scendere nella zona chiamata The Grange (ora una riserva naturale) in un’area erbosa circondata da alberi di pino, di fronte alla Westall Primary School. I ragazzi chiamarono i compagni e professori di altre classi. In una sorta di isteria collettiva, i ragazzi corrono per inseguire quella strana cosa in cielo che sembra tanto un disco volante, come quelli visti in tv o al cinema. Corrono e arrivano nel parco appena in tempo per vederlo atterrare nella radura. Solo una di loro, però, Tanya, spinta dalla curiosità si avvicina all’Ufo a terra, mentre i compagni rimangono impietriti. Fu trovata priva di sensi e dovette essere portato via in un’ambulanza. “Nessuno l’ha più incontrata da allora, non è più tornata in classe, raccontano ora quegli adolescenti diventati uomini e donne di mezza età, ma con ancora negli occhi quelle scene stupefacenti. Dopo circa 20 minuti, l’oggetto sconosciuto si sollevò a gran velocità e si diresse in direzione nord-est e sparì all’improvviso. Alcuni testimoni, tra cui il professore di scienze Andrew Greenwood, hanno riferito che quando l’oggetto ha raggiunto una certa altitudine, notarono che era inseguito e circondato da 5 velivoli non identificati. Fu stimato che tra studenti e professori delle due scuole, i testimoni dell’avvistamento furono circa 200. Le loro testimonianze sono state raccolte in un documentario, “Westall ’66, un mistero Ufo di periferia”, che ha cercato di fare luce su questo fenomeno subito insabbiato dalle autorità. Perchè è esattamente quello che accadde, come i testimoni ancora oggi ricordano in modo nitido. Il documentario, trasmesso da Sci Fi e diretto da Rosie Jones, giunge ad una conclusione prevedibile: c’è stato un complotto, ordito dalle autorità, per mettere a tacere i testimoni e cancellare il ricordo dell’Ufo di Westall.  Nel pomeriggio, a scuola fu convocata un’assemblea straordinaria. Agli studenti venne assicurato che non era successo niente e che niente dovevano dire. Il giorno successivo, il 7 aprile, la storia fu raccontata in un articolo pubblicato sul quotidiano The Age. L’8 aprile arrivò nella scuola un gruppo di ufologi della Victorian Flying Saucer Research Society (VFSRS), che interrogò studenti e professori ed eseguì un esame nel prato. Il 9 aprile si presentò l’ufologo Brian Boyle, investigatore di un’altra associazione ufologica, la Phenomena Research Australia (PRA); Boyle intervistò i testimoni e prese campioni del terreno dove sarebbe avvenuto l’atterraggio. Lo stesso giorno si presentarono due investigatori delle Forze Armate, uno dei quali in divisa, come ha raccontato lo studente Graham Simmonds, allora capitano della scuola. Uno dei professori, che aveva scattato decine di foto dell’oggetto a forma di disco, dichiarò che un uomo vestito di scuro, appartenente all’ASIO (Austrialian Security Intelligence Organization), sequestrò la sua macchina fotografica e non vide mai quei suoi scatti. Gli ex-studenti, rintracciati ed intervistati dal ricercatore Shane Ryan, danno la stessa concordante versione. “So cosa ho visto, non era sicuramente un aereo e neppure un pallone meteo”, dice Jeff Holland, ex studente della Terza A. “Tutti urlavano: c’è un disco volante! Ed era vero, l’ho visto anch’io ed era proprio un disco volante…”, aggiunge la compagna Terry Peck che ricorda ancora i segni dell’atterraggio scoperti nel Grange: “L’erba era schiacciata, di colore giallo, forse c’erano anche delle bruciature”. Il giornale The Dandenong Journal pubblicò sull’avvistamento due articoli, uno il 14 aprile e l’altro il 21 aprile; il 5 maggio pubblicò un’intervista a Frank Samblebe, preside dell’istituto, il quale disse di avere vietato altre interviste a scuola per non distogliere i ragazzi dalle attività scolastiche. Channel 9 GTV pubblicò un reportage sull’incidente che includeva diverse testimonianze. Il “caso” vuole che il filmato ripreso quel giorno è andato perso: tra le migliaia di bobine conservate dall’emittente, proprio quella è vuota e nessuno sa che fine abbia fatto la pellicola. La scomparsa del video non è l’unica prova. Infatti, non esiste un solo documento ufficiale del governo, dell’esercito o della polizia australiana (accorsa sul posto) su quanto accaduto in questo sobborgo di Melbourne, come se non fosse mai avvenuto alcunchè. Una copertura totale, un insabbiamento continuo condotto, secondo gli autori della ricerca, con l’aiuto degli Usa. E forse proprio negli Stati Uniti, negli archivi segreti tenuti ancora ben chiusi da tutte le amministrazioni che si sono susseguite, sono custoditi gli X-file relativi a questo clamoroso caso ufologico. Ufficialmente mai esistito, ma scolpito per sempre nella mente di chi vi ha assistito più di 50 anni fa.

Gli avvistamenti di Ufo nello spazio (1961/1969)

Con avvistamenti di UFO nello spazio si definiscono presunti avvistamenti di oggetti non identificati che si sarebbero verificati da parte di astronauti durante missioni nello spazio. Alcuni degli avvistamenti sarebbero stati solo visuali, mentre per altri esisterebbero foto o filmati. Secondo diversi esperti di astronautica, alcuni degli avvistamenti riportati in riviste, libri e siti internet di ufologia non sono mai avvenuti e sono frutto di dicerie o in alcuni casi di storie inventate, come anche da parte sua, la NASA ha dichiarato che nel corso delle missioni spaziali statunitensi non sono emerse evidenze a favore dell’esistenza di veicoli spaziali extraterrestri. Due sono i motivi che conferiscono particolare importanza agli avvistamenti ufologici effetuati dai piloti delle navicelle spaziali:

1) il carattere del tutto eccezionale che assumono queste testimonianze, data l’altissima qualificazione dei protagonisti, che sono senza eccezione piloti di grande esperienza, tecnici o scienziati di sicuro valore, persone dall’equilibrio e dalla saldezza di nervi a tutta prova;

2) la conferma, derivante dall’avvistamento di UFO anche nello spazio esterno all’atmosfera terrestre, che il fenomeno non è legato esclusivamente all’ambiente vicino al nostro pianeta.

Un prologo agli avvistamenti da parte degli astronauti è costituito dagli strani incontri effettuati nell’alta atmosfera dai piloti dell’aerorazzo sperimentale X-15, che servì a sperimentare le prime tecnologie astronautiche. In due riprese, il volo dell’X-15 venne seguito da formazioni di «oggetti volanti non identificati». La prima volta (30 aprile 1962) il pilota, maggiore Joe Walker, non si accorse di nulla: ma l’inquietante evento fu registrato dalla cinepresa di bordo, che rivelò la presenza, a 75.000 metri di altezza, di sei UFO di forma discoidale intenti a seguire il velivolo. Il film venne in seguito mostrato alla stampa durante un congresso svoltosi a Seattle l’ 11 maggio 1962: inutilmente però i giornalisti chiesero copie della pellicola. Il materiale è tuttora custodito negli archivi dell’USAF. Qualche tempo dopo, il 7 luglio, gli UFO vennero avvistati dal maggiore Robert White (durante il volo con cui fu stabilito il primato mondiale di quota) il quale segnalò via radio l’incontro. Secondo il Time del 22 luglio, il pilota avrebbe gridato: «C’è qualcosa qua sopra! Un grosso oggetto sta volando accanto a me a 3.500 chilometri l’ora… Mi ha superato». Non è noto se anche in tale occasione sia entrata in azione la cinepresa automatica. Successivamente, I’USAF parlò di «cristalli di ghiaccio» distaccatisi dall’aereo ed erroneamente scambiati per corpi di maggiori dimensioni. Per quel che riguarda i voli spaziali veri e propri, il primo astronauta a segnalare «qualcosa di strano» al di là dell’atmosfera fu John Glenn, pilota del primo volo orbitale americano (20 febbraio 1962), che descrisse sciami di «lucciole spaziali» intorno alla sua capsula. Le osservazioni di UFO cominciarono, tuttavia, con i voli successivi.

I casi più importanti sono:

  • Missione Mercury: Il 15 maggio 1963 il Maggiore Gordon Cooper (ultimo americano a volare nello spazio da solo) salì nello spazio nella Mercury per effettuare un viaggio di 22 orbite intorno al mondo. Durante l’orbita finale, avvisò la stazione di Muchea che stava vedendo un oggetto luminoso, grigiastro, di fronte a lui che si avvicinava velocemente alla sua capsula. L’UFO era solido e reale, tant’è che era stato rilevato anche dal radar della stazione di Muchea. L’avvistamento di Cooper fu riportato dal circuito televisivo nazionale, che seguiva il volo passo passo; ma quando l’astronauta atterrò, ai giornalisti fu detto che non sarebbe stato permesso fare domande circa l’avvistamento. Il Maggiore Cooper credeva fortemente negli UFO. Dieci anni prima, nel 1951 aveva avvistato una formazione di oggetti volanti sconosciuti, mentre sorvolava la Germania Ovest a bordo di un F-86. Gli oggetti erano metallici, a forma di disco e volavano ad una considerevole altitudine. Il maggiore Cooper rilasciò una testimonianza di fronte alle Nazioni Unite: “Io credo che questi veicoli extra terrestri ed i loro equipaggi stiano visitando il nostro pianeta e provengano da altri pianeti… Molti miei colleghi astronauti sono riluttanti a parlare di UFO… Io ho avuto l’occasione nel 1951 di poterne osservare molti, in due giorni diversi; erano di dimensioni differenti, volavano in formazione da combattimento, da est verso l’ovest d’Europa”. E secondo un’ intervista registrata fatta da J.L.Ferrando, il maggiore Cooper affermò: “Per molti anni ho vissuto con un segreto, imposto a me come a tutti gli astronauti. Posso ora rivelare che ogni giorno negli Stati Uniti i nostri strumenti radar intercettano oggetti di forme e composizioni a noi sconosciute. E ci sono migliaia di rapporti di testimoni ed una gran quantità di documenti che lo provano, ma nessuno vuole renderli pubblici”. Perché? gli ha chiesto l’intervistatore. “Perché le autorità hanno paura che la gente possa pensare agli UFO come a invasori ostili. Perciò la parola d’ordine è ancora: dobbiamo evitare il panico a tutti i costi”. “Inoltre”, ha aggiunto Cooper, “sono stato testimone di un fenomeno straordinario, qui sul pianeta Terra. E’ accaduto qualche mese fa in Florida. Ho visto con i miei occhi una zona ben delineata di terreno che si stava consumando con delle fiamme, con quattro solchi sulla sinistra lasciati da un oggetto volante che era sceso nel centro del campo. I piloti avevano lasciato il veicolo (c’erano altre tracce che lo provavano). Sembrava avessero studiato la topografia del luogo, avevano raccolto campioni di terreno e poi, probabilmente, erano tornati da dove erano venuti, scomparendo ad una velocità incredibile. Casualmente ho poi scoperto che le autorità avevano fatto di tutto perché questo avvenimento non fosse portato a conoscenza della stampa e della televisione, per paura di una reazione di panico da parte del pubblico”.
  • Missione Gemini 4: il pilota James McDivitt osservò un oggetto che descrisse come “bianco, di forma cilindrica, con una protuberanza bianca simile ad un’asta che sporgeva da uno dei suoi angoli”. Egli scattò due foto in bianco e nero dell’oggetto, mentre il suo compagno di missione, Edward White, dormiva. Le foto sviluppate si rivelarono di scarsa qualità e non aiutarono a chiarire l’evento. Così si svolsero i fatti: da Huston chiesero che cosa stesse facendo McDivitt e lui rispose che aveva appena visto qualcosa nei pressi della navetta e proprio mentre si stava avvicinando all’oblò, per fare una foto, il sole si pose di fronte (a causa della manovra della navetta) ed egli perse la vista dell’oggetto. Chiese così a Huston di rimanere lì in ascolto, in attesa di vedere se fosse riuscito a trovare nuovamente quella cosa. E da Huston chiesere se stesse ancora vedendo quella cosa, ma McDivitt rispose che l’aveva persa di vista. Poi passò a descriverla e disse che, nonostante l’avesse osservata per un solo minuto circa, gli era parso che avesse grandi braccia incollate. Poi li tranquillizzò dicendo di essere riuscito a prendere un paio di immagini con la telecamera ed un’immagine con la Husselblad, ma poiché la navetta stava come andando alla deriva, quasi come se fosse senza controllo, egli decise di riprendere il controllo della Gemini, ma così facendo perse di vista l’oggetto metallico. Da Huston, evidentemente non sorpresi dall’accaduto, dissero che si era trattato di uno “spettacolo davvero bello”. Il NORAD ipotizzò che si trattasse del satellite Pegasus 2, ma tale ipotesi fu scartata dalla Commissione Condon, che classificò il caso come “non spiegato”. Secondo James Oberg, giornalista scientifico statunitense ed ex ingegnere della NASA, l’oggetto era il secondo stadio del razzo vettore Titan che aveva portato in orbita la navicella (il razzo Titan non aveva alcuna protuberanza a forma di palo, con buona pace per gli scettici). Insomma, vi sarebbero foto davvero compromettenti, come la famosissima “GT4-37149-039_G04-U”, mostrante un qualcosa di incredibile ma è anche incomprensibile il fatto che la NASA abbia reso pubblico, solo ad ottobre del 2013, dopo quasi mezzo secolo, uno dei due scatti ufologici di McDivitt! Chissà mai il perché di tanto mistero!
  • Missione Gemini 7: l’astronauta Frank Borman comunicò al controllo di terra di avere visto, oltre al secondo stadio del razzo vettore che viaggiava in un’orbita similare a quella della navicella, anche un oggetto sconosciuto (che, usando il gergo dei piloti militari statunitensi, definì “bogey” ovvero l’uomo nero della fantasia popolare che, in questo caso rappresentava un UFO) che viaggiava in orbita polare. Il dottor Franklin Roach della Commissione Condon arrivò alla conclusione che non poteva trattarsi di frammenti del razzo vettore perché non potevano trovarsi in un’orbita polare, pertanto anche quest’avvistamento andava classificato come “non spiegato”. James Oberg, basandosi sull’analisi dell’orbita della navicella (secondo la sua teoria essa si trovò in una posizione diversa da quella programmata, ma nessuno notò la discrepanza), affermò che la successiva accensione di un razzo ausiliario mandò la navicella attraverso una nuvola di detriti, per cui gli astronauti avrebbero avvistato fiocchi ghiacciati del residuo di propellente del secondo stadio e frammenti del razzo e il cosiddetto “bogey” sarebbe stato semplicemente un frammento più grande degli altri. Intervistato quarantaquattro anni dopo, nel 2009, Borman formulò la famosa frase: “I don’t think there were UFOs“, ovvero: “Non credo che ci fossero degli UFO“, confermando per gli ufologi, la “tradizione” della NASA del classico menù del “cover up”.
  • Missione Gemini 11: Gli astronauti Charles Conrad e Richard F. Gordon, a bordo della capsula Gemini 11, il 13 settembre 1966 furono testimoni mai smentiti da nessuno, stante l’accuratezza delle immagini riprese e la complicità del susseguirsi degli eventi, di uno dei fenomeni ufologici più incredibili: il contatto pressoché diretto con un oggetto volante cangiante e luminosissimo. Il primo ad accorgersi del misterioso velivolo fu Charles Conrad, detto “Pete”, che segnalò immediatamente il fatto alla base di Houston. Leggermente sopra la navetta vedevano un “wingman“, ovvero nel linguaggio popolare, un “compagno di avventure” che, essendo in questo caso di natura spaziale doveva necessariamente essere un UFO, una valida alternativa al “bogey“ della missione Gemini 7. Quel grosso oggetto si trovava vicinissimo alla navetta, ma Pete disse che non era in grado di determinarne la distanza reale poiché, pur capendo che era enorme, non aveva altri elementi visivi con cui triangolare e rapportarsi. Pete decise di scattare diverse fotografie. Dalla base di Houston caddero direttamente dalle nuvole e dissero: “Non abbiamo ulteriori informazioni su questo oggetto segnalato da Pete Conrad. Non siamo in grado di identificarlo.”  Secondo il NORAD, si trattava del satellite scientifico sovietico Proton-3; questa spiegazione fu accettata dalla Commissione Condon. Successivamente, in base all’analisi dei parametri dell’orbita fu accertato che il satellite Proton-3 non poteva trovarsi dove era stato avvistato, pertanto gli astronauti avevano fotografato un oggetto sconosciuto. Studiando il caso, James Oberg ha riscontrato che l’orbita del satellite non era più quella originale ma stava decadendo; inoltre la Gemini aveva cambiato la sua orbita per effettuare un rendezvous con un satellite Agena. Considerando i cambiamenti orbitali dei due veicoli spaziali, Oberg è arrivato alla conclusione che l’avvistamento degli astronauti è compatibile con il satellite Proton-3. La conclusione di Oberg è stata contestata dall’ufologo Bruce Maccabee.
  • Missione Apollo 8: Ecco ciò che accadde alla missione del comandante Borman, secondo quanto rivelato dal settimanale americano National Examiner e dallo scrittore svedese Gòsta Rehn nel suo libro Telefaten àr hàr!, a quanto consta, mai smentiti. Durante la rotta verso il nostro satellite l’equipaggio dell’Apollo 8 nota un oggetto discoidale che assume una rotta parallela a quella della capsula. Gli strumenti di bordo cessano di funzionare. Un forte senso di stordimento ed acuti dolori alle orecchie vengono provati dagli astronauti, che però correggono la rotta dell’Apollo. L’UFO si allontana velocemente e a bordo gli strumenti ricominciano a funzionare. I contatti a Terra, con Houston, interrotti a causa delle interferenze, sono ripresi. Ma l’avventura non è ancora finita. Entrati in orbita lunare, si presenta un altro UFO, enorme, che emana una luce purpurea: all’apparizione seguono ondate di calore, ronzii insopportabili, e le apparecchiature si bloccano di nuovo. Borman, Lovell e Anders sono colti da emicrania, difficoltà di respirazione, tremori alle mani, «vuoti di memoria». Il tutto dura una decina di minuti, mentre a Houston i tecnici Russel Hoicombe e Scott Harnister stabiliscono che l’Apollo si è allontanato pericolosamente dalla rotta stabilita. I tre astronauti escono dalla situazione critica facendo ricorso ai comandi manuali. La missione può essere così portata felicemente a termine. Al loro ritorno, la NASA fa riferimento ai disturbi dell’equipaggio dell’Apollo 8 dovuti ai troppi giorni nello spazio (questa missione è la prima ad aver effettuato un viaggio così lungo e ad aver circumnavigato il nostro satellite), ma le vere cause di essi, secondo il National Examiner e Gosta Rehn, sono taciute per il timore di far sorgere il panico.
  • Missione Apollo 11: nella letteratura ufologica sono riportati diversi avvistamenti avvenuti nel corso della missione. L’ex impiegato della Nasa Otto Binder, ha affermato che una radio ricevente anonima ha penetrato il sistema di ponti radio di trasmissione della Nasa intercettando la seguente conversazione: Nasa: «Cosa c’è là? Controllo missione chiama Apollo 11…» Apollo: «Questi ‘bambini’ sono immensi, Signore! Enormi! Oh Mio Dio! Non ci crederete! Vi sto dicendo che ci sono altre astronavi là fuori, allineate dal lato opposto del bordo del cratere! Sono sulla Luna e ci stanno osservando!». Questa trasmissione controversa, è molto discussa nel mondo ufologico che infatti  si divide su chi pensa sia solo una storia inventata da Binder e c’è chi la considera una prova importante e la NASA cerca di sminuirla creando un cover up ad hoc. Secondo l’ufologo americano Vladimir Azhazha, “Neil Armstrong disse al Controllo Missione che due enormi oggetti sconosciuti stavano osservando lui ed Aldrin dopo l’atterraggio sulla Luna. Ma questo messaggio non è mai stato ascoltato dal pubblico, perché la NASA lo ha censurato.” Il pilota del modulo lunare Buzz Aldrin ha supportato questa teoria riportando una sua esperienza: «Ho visto questa luce che si muoveva rispetto alle stelle. Siamo stati abbastanza accorti da non dire: “Huston, ci sono delle luci fuori là fuori che ci stanno seguendo”, così, tecnicamente, sono diventati oggetti volanti non identificati». In una intervista più recente, Aldrin non solo ha riconfermato l’episodio, dando ulteriori dettagli sull’Ufo (“Aveva una forma a elle” ha precisato), ma ha anche superato la prova della macchina della verità. Buzz è stato infatti sottoposto al test con una nuova tecnologia fornita dall’Institute of BioAcoustic Biology di Albany, in Ohio. Gli scettici attribuiscono i lampi di luce visti dagli astronauti, ad alcune parti dell’ultimo stadio del razzo vettore Saturno V, specialmente ai quattro pannelli del vano che ospitava il LEM, i quali furono abbandonati poco dopo l’immissione nella traiettoria verso la Luna.
  • Missione Apollo 12: Durante il volo di trasferimento verso il nostro satellite, il 15 novembre 1969 alle ore 14:18 il comandante Conrad riferisce a Houston: «Da ieri siamo accompagnati da un curioso oggetto che vediamo dagli oblò quando l’angolo di rotazione è di 35, gradi. Che cosa potrebbe essere?» Nessuno dei membri dell’equipaggio fu in grado di riconoscere l’oggetto, che sembrava animato da un moto rotatorio. Il fatto venne confermato da dottor Glenn Seaborg, Premio Nobel e presidente della Commissione per l’energia Atomica, il quale ne parlò sulla rivista Valeurs Actuelle del dicembre 1969. Ma anche per questa missione lunare si dovettero registrare altri imprevisti. Lo studioso tedesco Adolf Scheneider, nel suo libro Besucher aus dem All, afferma che gli astronauti incontrarono altri corpi spaziali sulla rotta dell’Apollo 12 e che così li descrissero a Houston: «L’oggetto è luminosissimo, ha una rotazione al secondo… o una e mezzo… o, almeno, scintilla in quel lasso di tempo. L’altro si allontana a grande velocità». Cosi’ prosegue poi Schneider: «Quando gli astronauti arrivarono sulla Luna udirono, come i tecnici di Houston, rumori strani: specie di pigolii, fischi, parole incomprensibili. Ed un terzo bizzarro avvenimento si ebbe durante il ritorno sulla Terra: l’equipaggio vide sull’India un oggetto rosso, brillante, che scomparve di colpo. Ecco la comunicazione dell’Apollo 12: “Adesso è al centro del globo terrestre, è davvero luminosissimo, sembra avere uno spessore considerevole, è accecante. Non possiamo immaginare che cosa sia… è grande almeno quanto Venere”. Sviluppati i film ripresi sulla Luna, si notò una specie di alone argenteo lucente che, in apparenza, seguiva Conrad. «Un funzionario della CIA», afferma sempre Schneider, «dichiarò che l’organizzazione era in possesso di numerose prove circa l’esistenza degli UFO ed il loro controllo da parte di esseri intelligenti».

 

Alfonso Morelli – team Mistery Hunters

fonti: wikipedia, extremamente.it, users, acam.it, mondofox.it, centroufologicoferrarese, nogodsnomasters