Quando i mass media collegano lo studio degli UFO, o ufologia, a misteriose manifestazioni celesti del passato, è opportuno mettere sull’avviso il pubblico contro collegamenti indiscriminati tra tali presenze enigmatiche e l’ufologia vera e propria. Tale ricerca deve mettere a fuoco, in primo luogo, la natura di avvistamenti e prove riferibili al fenomeno, oggi come pure nel passato, e non a speculazioni, leggende e contraddizioni archeologiche viste alla luce di un’interpretazione aprioristica della storia. Esseri extraterrestri hanno visitato il nostro pianeta più volte nell’antichità?Naturalmente ciò non è assurdo o impossibile. In special modo quando sono presenti indizi e tracce storiche confutabili e una buona capacità di razionalizzare eventi che possono, in via del tutto esponenziale al numero dei dettagli e delle tracce, acquisire una forma estremante fisica e materiale allontanando visioni mistico/totemiche o inserite in un quadro forzatamente farcito di archetipi rassicuranti. Quel che è certo e che disponiamo effettivamente di descrizioni storiche di oggetti assimilabili agli odierni UFO anche nel passato. E non solo in tempi recenti con le segnalazioni di astronavi misteriose in USA nel 1896-1897, ma anche più indietro nel tempo. Sì tratta solo di trovare tali descrizioni e di cercare di interpretarle, dopo averle confrontate con l’evidenza ufologica di oggi. E in Italia la nostro eredità classica rende tutto ciò possibile. Sappiamo ad esempio che in epoca romana furono segnalati numerosi fenomeni aerei insoliti e la migliore antologia di tali avvistamenti è il “Prodigiorum Liber” [il libro dei Prodigi] dello storico romano Giulio Ossequente, che li estrasse dalle opere originali di Cicerone, Lucano, Farsa Farsalia, Tito Livio, Seneca, Plinio e molti altri famosi autori latini.
Diversi di questi “prodigi” possono sicuramente spiegarsi con fenomeni naturali o atmosferici.Ma alcuni di essi sfidano ancora qualsiasi spiegazione convenzionale. Menzioniamo solo due esempi emblematici, tratti dall’edizione del 1552:
“Quando C. Mario e L. Valerio erano consoli, a Tarquinia, da luoghi diversi fu vista cadere, improvvisamente dal cielo una cosa simile, ad una torcia fiammeggiante. Al tramonto un oggetto volante circolare, simile per forma ad un ardente “clypeus” (lo scudo rotondo dei legionari romani) fu visto attraversare il cielo da ovest a est”. Queste descrizione di un fenomeno aereo sconosciuto verificatosi nel 98 a.C è troppo limitata per interpretare l’evento. Ma quello che e strano, qui, è l’uso specifico del termine “clypeus”, la cui struttura semisferica di rinforzo al centro ricorda fedelmente la forma di un “disco diurno” (un UFO avvistato di giorno, secondo il gergo degli studiosi: il classico disco volante con cupola centrale). Tanto più che dalla parola clypeus deriva il discusso neologismo “clipeologia”, a indicare proprio lo studio di tali manifestazioni nel passato. Ma facciamo un altro esempio sempre tratto dal testo suddetto. “Nel territorio di Spoleto (Umbria) un globo di fuoco di colore dorato cadde a terra ruotando su se stesso..Quindi sembro aumentare di dimensioni, ed elevandosi da terra ascese verso il cielo, dove oscurò il disco del sole con il suo splendore. Si allontanò poi verso il quadrante orientale del firmamento”.
L’evento risale all’89 a.C e la sua descrizione non può spiegarsi certo in termini di fenomeni naturali conosciuti. Al contrario, l’atterraggio e il successivo decollo di un UFO non avrebbe potuto essere riferito con parole diverse. Uno “scienziato” romano, Plinio il Vecchio, cercò di classificare i fenomeni aerei. Nella sua ‘Naturalis Historia” (Storia naturale) egli menziona “facies” (fiaccole), “lampadae” (lumi) e “bolides” (bolidi) volanti, nonché le “trabes ignitae”(travi infuocate). Plinio sottolinea che queste ultime “brillano improvvise nel cielo; si tratta di quelle stesse travi infuocate che i Greci chiamano ‘doxous”‘. Nel ‘Prodigiorum liber” di Giulio Ossequente troviamo diversi casi di “travi’ di fuoco celesti. Dobbiamo includerle nella classificazione dì Plinio quali fenomeni naturali o astronomici? Difficile rispondere, come rileva Marta Luchino Chionetti nella sua tesi di laurea presso l’Università di Torino su Corrado Licostene (alias Karl Wolfhart), l’umanista tedesco del XVI secolo che pubblicò il Libro dei Prodigi di Ossequente (integrando le lacune nel testo originale con citazioni delle fonti latine originali e con descrizioni di fenomeni analoghi verificatisi nel Medioevo e nella sua stessa epoca). In effetti, nessuna spiegazione di carattere naturale sembra giustificare eventi del genere.
Licostene, ad esempio, ne menziona diversi del tipo seguente (pag. 527): “Nell’anno del Signore 1520, in Inghilterra, fu visto nel cielo a Hereford un grande trave di fuoco. Avvicinandosi ai suolo, vi bruciò molte cose con il calore che esso emanava. Quindi ascese nuovamente verso il cielo e fu visto cambiare di forma fino ad assumere quella di un cerchio di fuoco”. Tale descrizione nulla ha a che fare con qualsiasi fenomeno naturale conosciuto. Questo fenomeno suona piuttosto come la replica perfetta del “quasi atterraggio” di un UFO nel contesto di un tipico “incontro ravvicinato di secondo tipo” caratterizzato da effetti termici, per usare il linguaggio tecnico della classificazione Hynek, dei fenomeni UFO.
Ma nel XVI secolo altri documenti storici menzionano simili “travi infuocate”. E non sono pochi. Carl Gustuv Jung riscontrò tale fenomeno su una pagina della “Gazzetta di Norimberga” del 1566, che illustra graficamente uno sconcertante “combattimento celeste” nel cielo della città tedesca. Nella biografia di Benvenuto Cellini leggiamo: “… Montati a cavallo, venivamo sollecitamente alla volta di Roma. Arrivati che noi fummo in un certo poco di rialto, era di già fatto notte, guardando in verso Firenze tutti e dua d’accordo movevamo gran voce di meraviglia, dicendo: ‘Oh Dio del Cielo, che gran cosa è quella che si vede sopra Firenze?’. Questo si era come un gran trave di fuoco, il quale scintillava e rendeva grandissimo splendore…” (la Vita – libro I, cap. 89). Sfortunatamente, Cellini non ci fornisce altri particolari.
Ma spostiamoci un po’ più avanti nel tempo. Oltre 4 secoli fa, il 7 ottobre 1571, uno scontro navale determinò il destino della civiltà occidentale: si tratta della battaglia fra la Cristianità e l’Islam nelle acque di Lepanto, in cui le navi della Lega Cristiana distrussero la flotta turca. Un interessante episodio è riscontratale nelle pagine di Padre Alberto Guglielmotti, storico ufficiale della Marina Pontificia. Egli racconta che “la notte avanti al 21 di settembre apparve in alto un segno, che fu dalla gente creduto prodigioso. Era il cielo tutto sereno, il vento di tramontana freschissima, le stelle chiare e scintillanti: ed ecco – narra Padre Guglielmotti, sulla base delle trattazioni del Sereno e del Caracciolo, testimoni oculari – nel mezzo all’aria fiamma di fuoco sì lucente e sì grande in forma di colonna per lungo spazio fu da tutti con meraviglia veduta. E quantunque al giorno d’oggi sia dimostrato che fra i fenomeni elettrici e pneumatici dell’atmosfera i quali più vigorosi appariscono nel cader dell’estate, debbano annoverarti non solo i fuochi fatui e la luce dì Sant’Elmo, ma anche i globi di fuoco e le travi ardenti, come questa; nondimeno allora gli spettatori, come da prodigiosa apparizione, ne tiravano felicissimi auguri di gran vittoria…”. E ancora: “Stimavamo che la colonna di fuoco guidar dovesse l’armata cristiana sul mare, come guidò il popolo d’Israele nel deserto…” (andrebbe aggiunta, a questo proposito, anche un altra “luce guida intelligente” tanto famosa e popolare nell’immaginario cristiano della natività: cioè quella che comunemente risponde al nome di “stella cometa”). E’ da notare che e Guglielmotti collega questo evento con la biblica “colonna di fuoco” volante, menzionata nel Libro dell’Esodo, anticipando le idee dì quanti hanno voluto vedere in alcune descrizioni bibliche la presenza di oggetti volanti non identificati.
In ogni caso, ci troviamo di fronte a descrizioni più o meno dettagliate di carattere generale di fenomeni di apparenza ufologica evidenziatesi nel passato. Si tratta di una materia complessa, sia dal punto di vista della ricerca storico-scientifica, sia da quello dei rapporti con la Storia più recente, e che necessita di una nuova metodologia di studio che porti a riscontri più convincenti e diretti. Riscontri che, ovviamente, è più facile trovare nella casistica di innumerevoli episodi verificatesi in tutto il mondo dagli Anni Cinquanta in poi. Eppure le testimonianze e l’affascinante iconografia, che ci riportano ad antiche visite, probabilmente extraterrestri, costituiscono un innegabile “principio strutturale” nella macro-area di studio Ufologica.