I Celti, originati da un’antica popolazione indoeuropea, si stabilirono in varie aree dell’Europa in un periodo che va dal V secolo al III secolo a.C. I Celti insulari erano stanziati prevalentemente nelle isole britanniche, mentre quelli continentali occupavano diverse zone comprese tra la Gallia e i Balcani; alcune tribù si estesero fino alla penisola anatolica. Queste genti giunsero nella penisola iberica intorno al 550 a.C spingendosi nel centro della penisola per saccheggiare Roma a partire dal IV secolo. In Spagna, subirono l’espansionismo di Cartagine e dovettero quindi rientrare verso le loro terre di origine. Un secolo dopo si verifico una situazione analoga anche in Italia.
Annwn, la vita dell’anima
In una religione fortemente dominata dalla cultura della guerra e da uno stretto rapporto con la natura le cerimonie funebri avevano una notevole importanza. Diodoro Siculo fu il primo a riportare la testimonianza che tra le popolazioni dette “Galli” dai Romani fosse diffusa la credenza che le anime degli uomini fossero immortali e che dopo un determinato numero di anni ricominciassero a vivere entrando in un altro corpo. II dogma era diffuso in tutte le classi sociali ma mentre nella popolazione si era affermata l’idea di un Eden ricco di piaceri e divertimenti, tra i druidi la consapevolezza della trasmigrazione dell’anima era un principio basilare sul quale fondare tutte le pratiche religiose. L’anima quando si dirigeva nell’Annwn , l’abisso, seguiva un itinerario scandito da tre cerchi, che sembrerebbe riflettere l’idea del rito di passaggio. Nel rogo entro cui era posto il cadavere spesso si collocavano oggetti e anche animali a cui il morto era particolarmente legato. Pomponio Mela, ricordava che i Galli oltreché bruciare ciò che era piaciuto in vita all’estinto, rimettevano all’altra vita il pagamento dei loro debiti. Anche da questo frammento si evince come fosse radicata la dottrina dell’anima.
Il Bosco , luogo del soprannaturale
Nella religione dei Celti il bosco era un luogo del sacro per eccellenza: era il Tempio. In esso si svolgevano le cerimonie spesso al cospetto di grandi alberi che erano testimoni di culti millenari. A conferma dell’importanza riconosciuta al mondo arboreo il così detto alfabeto dei druidi avrebbe come referenti principali gli alberi: ailin , olmo beith , la betulla , l’agrifoglio e cosi via. Il ruolo del bosco sacro nella religione celtica è fondamentale: gli aspetti rituali sono subliminati da un simbolismo alimentato della tradizione leggendaria. Le leggende narrano che nel bosco sacro persino gli uccelli avevano paura di posarsi su rami di quegli oscuri alberi. Le lugubri statue degli Dei erano prive di abbellimenti e cesellazioni eccessive, erano ricavate rozzamente da tronchi intagliati. Si narrava che spesso dalle profondità delle caverne provenissero suoni cupi simili al rombo dei terremoti, , si vedevano bagliori nelle selve senza che vi fossero incendi, ed enormi draghi striscianti che si avvinghiavano ai tronchi. Le genti non si radunavano mai in quei luoghi per celebrare i propri culti. Il timore e il rispetto erano profondi. Il Bosco Sacro era la dimora degli Dei.
Atlantide e i Celti:
I Celti sono la popolazione antica più importante dell’Europa. Insieme ai Romani e ai Greci i Celti hanno costruito quella che è oggi l’Europa moderna. Per consuetudine, questa cultura racchiude in sé ancora tantissimi misteri che gli studiosi al giorno d’oggi devono ancora capire. Vi è infatti mistero circa la loro provenienza; riguardo ai loro riti e sui vari oggetti cultuali; come mai, a detta di numerosi studiosi, i Celti hanno così tante affinità con i Greci, i Fenici e altri popoli, distanti da loro molti chilometri? Particolare dei Celti è anche il loro costante riferimento ad Atlantide. Le tradizioni celtiche irlandesi fanno spesso risalire la loro origine ai tre figli di Noè: Sem, Cam e Jafet, che dopo il Diluvio avrebbero lasciato l’avanzato mondo atlantideo per colonizzare poi tutta la Terra. Abbiamo detto che questo popolo ha parecchie analogie anche con i Greci, con i Fenici e altri popoli antichi; significa forse che questa popolazione è parente stretta delle stirpi mediterranee? Perchè a questo punto non considerare il continente Atlantideo come punto di partenza per svelare l’enigma? Celti e Greci potevano essere discendenti di un unico ceppo proveniente da Atlantide; i tre figli di Noè potrebbero essere stati iniziatori di queste civiltà, addetti alla colonizzazione e al ripopolamento di nuove terre. Ma è da ritenere che forse la colonizzazione avvenne anche per evitare che una cultura così potente e maestosa venisse dimenticata. Ecco spiegato come mai così tante analogie tra il pantheon celtico e quello greco, tra certi riti comuni, tra certi modi di concepire la vita molto simili in entrambi i casi. La stessa vicenda di Ulisse, descritta da Omero nell’Odissea, si dice sia stata ambientata o sia realmente avvenuta (se volessimo prendere in considerazione la teoria che tali storie fossero state ispirate da eventi avvenuti realmente), non nel Mediterraneo, ma nel mar Baltico. Infatti, le isole Shetland e le Fær Øer potrebbero essere state benissimo teatro di queste storie, anche perché il lato folkloristico di queste ultime ce lo lascia intendere facilmente. Accantoniamo per un momento le analogie tra i Greci e i Celti e concentriamoci sul rapporto tra Atlantide e i Celti. Nel ciclo di Artù, di forte derivazione celtica, si parla di Avalon, una misteriosa e lontana terra ove Artù andò a curarsi dopo le ferite riportate nella battaglia di Camlan. Può essere Avalon la nostra Atlantide? Non lo possiamo sapere, anche perchè le vicende in questo contesto si complicano ulteriormente: un racconto cristiano vuole che Giuseppe di Arimatea (già conosciuto come custode del Sacro Graal) partì alla volta di Avalon, seguito da dodici seguaci sfuggiti come lui alla persecuzione (da notare la seguente analogia: 12 Dei per il pantehon Greco, 12 per quello Celtico, 12 i cavalieri della Tavola Rotonda, 12 gli apostoli e anche 12 i seguaci di Giuseppe di Arimatea). Arrivati a una collina di Avalon Giuseppe piantò un bastone di biancospino simboleggiando che il viaggio aveva avuto termine. Questo misterioso bastone mise radici e fiorì nonostante la stagione un po’ inclemente, era infatti il 6 di Gennaio del vecchio calendario: il Natale originario. Secondo alcuni la pianta di biancospino era già sacra ai Celti pagani d’Irlanda, inevitabilmente cristianizzati col racconto di Avalon. Ricordiamo inoltre che il ciclo di Artù ha spesso e volentieri connessioni con la ricerca del sacro Graal. Ma allora, perchè non pensare che tutto faccia parte di un comune schema?Potrebbero i Celti, il Graal, il Cristianesimo, Avalon, re Artù, essere tutti quanti facce di una stessa medaglia? Tutte queste leggende potrebbero derivare da un’unica fonte, cioè Atlantide? Anche i misteriosi campi Elisi descritti come gruppo di isole e visti come dei veri e propri paradisi potrebbero essere stati parte dell’isola di Atlantide. Parti non sommerse del perduto continente.
LA CITTÀ DI YS
Analizziamo quindi un altro mistero del mondo celtico: la leggenda, molto radicata nella tradizione celtica, di una città, una residenza sommersa situata a non pochi passi dalla contea di Cornovaglia. Questa città ha il nome di Ys, parola celtica che significa “basso”. Qui viveva una certa Dahud, il cui nome significa “La buona strega”. Ella, figlia del re di Cornovaglia Grablon, si era costruita una magnifica città sotto il mare (da ciò la parola Ys) protetta da una diga. La principessa rubò al padre la chiave della chiusa, la quale, aperta per errore, causò la distruzione del mondo sottomarino. Secondo gli studi fatti,questa ragazza conduceva una vita dissoluta e questa dissolutezza venne accentuata ancora di più dopo che la leggenda subì il flusso del Cristianesimo. Fu così condannata da Dio e dagli uomini anche perché rea di aver sfidato le leggi patriarcali e di essersi resa sovrana assoluta della città di Ys. Sempre secondo il giudizio divino, infine, essa sarebbe dovuta perire assieme alla sua città. La leggenda non termina qui. Si dice infatti che Dahud viva ancora nel suo meraviglioso palazzo in fondo al mare e aspetti il momento adatto per ritornare in superficie. Quando questo avverrà, Ys sarà la città più bella e più ricca del mondo. È veramente esistita questa città e la sua strega oppure la vicenda di Dahud è solo leggenda? Alcuni studiosi sono dell’opinione che la città sia esistita veramente, poiché si sono verificati effettivamente dei cataclismi verso il 1200 a.C. che potrebbero aver ispirato gli antichi racconti. A seguito di queste inondazioni il livello dei mari, dei laghi e delle paludi si abbassò in Europa di qualche metro, e il processo venne accelerato dalla diminuzione di umidità. Ma alla fine dell’età del bronzo o nel primo periodo di Hallstatt (530 a.C.) avvenne un nuovo mutamento climatico. In seguito a piogge diluviali che provocarono inondazioni, le coste del Mar del Nord vennero parzialmente sommerse, e con esse parecchi porti del Baltico, della Bretagna, del Galles e dell’Irlanda. In queste inondazioni anche Ys sarebbe potuta essere stata sommersa, poiché vicina alle coste Inglesi. La collera divina che fa definitivamente scomparire la città dai flutti e la capacità magiche di Dahud forse sono solo fantasie o aggiunte da parte della Chiesa cristiana. Certo che l’esistenza di questa città e il fatto che molti porti furono travolti dalle acque ci suggerisce il fatto che potrebbero essere esistite veramente terre simili. Le ultime vestigia di Atlantide, I campi Elisi erano parte di queste isole? Ys era forse una eco della civiltà Atlantidea, in parte ancora in piedi nel 1200 a.C. ? Dahud faceva forse parte dell’élite Atlantidea? Atlantide, secondo le leggende, affondò all’incirca nel 10.000 a.C. Come è possibile che nel 1200 a.C. fosse ancora abitata…? Il dubbio sorge in modo spontaneo. Forse Atlantide era un continente che ospitava una razza superiore (non possiamo dire se giunta della stelle o nativa del pianeta terra) che aveva un grande sapere tecnologico, spirituale e filosofico. Per cause naturali: terremoti, eruzioni vulcaniche, maremoti o per l’uso, secondo alcuni studiosi, improprio di energia nucleare o di un eccessivo potere da parte di sacerdoti corrotti, vide segnata la sua fine. Una fine che tuttavia non fu totale, sia perché c’era già continenti colonizzati sia perchè qualche lembo di terra di questo continente potrebbe essere rimasto abitabile. C’è da considerare tuttavia che la colonizzazione avvenne in parecchi anni e in questo lungo periodo di colonizzazione, dall’originale nucleo atlantideo. nacquero nuove etnie quali i Greci, i Fenici, i popoli del Mare, i Cretesi, gli Egizi e i Celti. Durante questo periodo di migrazioni e colonizzazioni dovette esserci un capo, che coordinò i sopravvissuti. Questo capo potrebbe essere stato il re Grablon, visto come un sacerdote-mago dotato di un grande rispetto nella casta sacerdotale dei Druidi. Forse l’attributo di Re è stato dato solo per enfatizzare le sue capacità, tali da sembrare degne appunto di un monarca. Ricordiamo infatti dalla storia antica che il Re spesso e volentieri era visto come un Dio. Questo re-sacerdote aveva una figlia, anche essa’dotata di poteri particolari, tanto da meritarsi l’appellativo di Dahud (buona strega), che per capriccio si fece fare questa stupenda residenza sottomarina. Improvvisamente, nel 1200 a.C. un altro maremoto sconvolse la Terra, e Ys venne cancellata insieme alle numerosi isole del vecchio continente Atlantideo, inabissandosi a chissà quale profondità. Divenne così parte della leggenda e fu attribuito a Dio l’opera della sua distruzione. La leggenda vuole inoltre che Ys riposi ancora nelle profondità del mare, in attesa di riemergere e tornare al suo antico splendore. Forse gli Atlantidei superstiti dimorano ancora nelle profondità degli oceani con lo scopo di ricostruire il loro regno? Ys sarebbe soltanto un piccolo pezzo di un immenso impero perduto. Riferendoci al passato infatti potrebbe essere stata una colonia costruita degnamente per dar sostegno agli ultimi superstiti del mondo pre-diluviano, ma allo stesso tempo un ottimo e geniale mezzo per diffondere la civiltà su altre terre. Inoltre, è da considerare che questa civiltà potrebbe aver diffuso buona parte della nostra cultura ancestrale non solo in Inghilterra, ma all’intero globo, dando vita alla nostra civiltà. Noi siamo parte di questa cultura, poiché siamo parte dei Celti, dei Greci e di tutti gli altri popoli del Mediterraneo.