Il Museo del Peperoncino di Maierà
Maierà è un piccolo borgo dell’alto Tirreno cosentino, le cui case appaiono rannicchiate le une alle altre su uno sperone roccioso che sormonta il torrente Vaccata, in un’incantevole scenario storico-naturalistico, ed è separato dal vicino borgo di Grisolia da una profonda vallata, conosciuta come “Vallata dei Mulini”, che ancora oggi conserva i resti degli antichi mulini in pietra, in passato il motore dell’economia locale.
Il nome di questo borgo deriva dal toponimo ebraico מְעָרָה mə’ārāh, che significa grotta, ed è dovuto alla presenza sul territorio di numerosi anfratti naturali, tra i quali di grande importanza storica risulta essere la “Grotta di San Domenico”, cavità naturale in parte scavate dall’uomo, che fu dimora di monaci basiliani. Secondo altre fonti deriva dal greco machairas (pronuncia maheràs) che significa “coltellaio”.
Di notevole pregio sono le chiese disseminate su tutto il territorio tra cui la “Chiesa Madre di Santa Maria del Piano”, situata nel centro storico, dove meritano una particolare menzione gli affreschi di età rinascimentale, la “Cappella della Madonna del Carmelo”, un edificio di piccole dimensioni nei cui pressi sono presenti resti di una corte longobarda, la “Chiesa di San Pietro”, un tempo parte integrante dell’Abbazia Basiliana di “San Pietro a Carbonara” (una delle più antiche abbazie basiliane della costa tirrenica), dove è possibile ammirare l’altare ed un pregevole Crocefisso ligneo, e la “Chiesetta Basiliana di San Giacomo”, di cui restano solo poche rovine (le mura perimetrali e la nicchia del santo) che testimoniano la presenza di Monaci basiliani.
Imponente e bella da vedere è la “Porta Grande” o “della Terra”, un tempo l’ingresso dell’antico borgo. Le strette viuzze del centro storico conservano diverse opere d’arte moderna, quali murales e opere in ceramica, curate da differenti artisti a testimoniare il passato che si incontra con la modernità. Di grande impatto artistico è la “Via Crucis” installata a Vrasi, con le sue preziose e delicate maioliche.
Ma a Maierà esiste un luogo unico, adatto agli amanti del piccante, a coloro a cui piace quella sensazione di “fuoco alla gola” e metterebbe il “cancarieddu” anche nel latte a colazione: il “Museo del Peperoncino”.
Vi proponiamo un articolo inviatoci dalla nostra amica Anna Zupi, con la quale avremo l’onore di collaborare per farvi conoscere alcune peculiarità del nostro territorio.
Eccolo per voi.
“IL MUSEO DEL PEPERONCINO UNICO AL MONDO A MAIERA’
Seimila anni di storia da raccontare e visitare.
Nel centro storico di Maierà, provincia di Cosenza, il professor Enzo Monaco, Presidente dell’Accademia Italiana del Peperoncino, immagina il primo e unico museo del Peperoncino.
Dove si trova il museo del peperoncino e da chi è gestito?
Il Museo oggi è ubicato nel Palazzo Patrizio nel cuore del centro storico di Maierà, ed è sostenuto dall’Amministrazione Comunale.
Quanto è importante per il turismo?
Da Luglio 2016 fa parte dell’Associazione Nazionale Piccoli Musei. E’ gemellato con il Museo “Pepem Fabuleum” di Satriano di Lucania (Pz) e il Museo “Ovo Pinto” di Civitella sul Lago (Tr).
Il peperoncino, simbolo indiscusso della Calabria viene raccontato dagli albori fino ai giorni nostri. Un piccolo paradiso per gli amanti del piccante.
Un Museo per raccontare seimila anni di storia. Un posto per mettere in mostra l’arte, gli oggetti e la pubblicità ispirata al “diavolillo”. Un riferimento obbligato per gli amanti dei profumi e dei sapori piccanti. La testimonianza e la memoria di un grande amore per la Calabria che lo ha eletto a simbolo della sua identità culturale.
Come è strutturato il museo? È possibile acquistare gadget?
È dotato di varie sale espositive e precisamente:
– La Via del Peperoncino: seimila anni di viaggi in giro per il mondo raccontati da mappe, fotografie, disegni e testimonianze storiche. Notizie e kit di coltivazione, arricchiscono la sezione.
– La pianta profumi e sapori: una panoramica sulle varietà coltivate nel mondo.
– La sezione della Pubblicità e Fantasia di ogni giorno: all’interno di essa si trova la collezione di salse, le più famose provenienti da ogni parte del mondo, donata al Museo dal Generale Carlo Spagnolo – Primo Cavaliere di Sua Maestà il Peperoncino.
– La “Collezione di Uova Pic” realizzate nel concorso ideato dal Museo Ovo Pinto –Civitella sul Lago, in occasione del 25°anno del Festival del Peperoncino, e conseguente gemellaggio piccante con lo stesso; Profumi, bagno-schiuma, accendini, il “Peperoncino Spray” realizzato da Emiliano Cirillo con bombolette spray (utilizzati per alcuni Murales di Diamante), i quadri ed i manifesti delle pubblicità, il costume di carnevale, il peluche e i festoni a peperoncino, e tante infinite curiosità sono ubicate nella stessa.
– La sezione della Satira con le “Vignette sul Ring” nata dall’intuizione piccante del famoso vignettista Gianfranco Passpartout.
– La novità 2019 : “Il Museo del Peperoncino” nel Museo del Peperoncino è un’opera realizzata dal laboratorio “I Ceramili” di Eduardo Ziruffo;
– La Collezione “Chiliphernalia” di Harald Zoschke – febbraio 2017.
– La sezione Ceramica & Peperoncino con la “Tazzina Pepita” che la fa da padrona, una tazzina accattivante, curiosa e stimolante, realizzata nel 2014 dall’artista Franco Saporito ed esposizione di Capolavori in ceramica di importanti artisti oltre a vari pezzi in ceramica realizzate da varie aziende;
Quale sezione attira i bambini? C’è uno spazio di maggior interesse per loro?
Certo! È la novità in assoluto la Collezione “Walt Disney Pic” realizzata con l’arte della pirografia della Signora Fiorella. Tre risultano gli angoli dedicati:
– I segni zodiacali;
– “Zafarana di Tortora” (in provincia di Cosenza) il peperone rosso per eccellenza della Calabria;
– Le Creazioni Artigianali Pic di Angelo PEPPER Sansone.
Anche il Natale può diventare tanto piccante quanto originale come solo a Napoli sanno fare.
Curiosità desta il “Presepe Pic in Miniatura” realizzato dalla famiglia Tiscione di San Gregorio Armeno (Na) – la patria dei presepi.
C’è una sezione vietata ai minori?
La sezione hot è vietata ai minori di 14 anni: lo spazio Eros & Kamasutra e i dipinti di Francesco Cirillo.
Tra i tanti artisti non mancano gli stilisti e la moda al peperoncino
Belli e colorati risultano essere le Creazioni di Fiorella: costumi, pareo, copri-costume, teli tutto a tema peperoncino.
La sala gastronomica espone tutti i tipi di peperoncino, ma anche i gadget piccanti da regalare.
– All’interno di essa è ubicata una opera marmorea realizzata da Michele Valenza che ritrae il Gemellaggio Piccante tra il “Peperoncino di Diamante” ed il “Pomodoro siciliano di Villalba”, oltre a pezzi dell’eros…piccante!
– Gli Ospiti Pic a Maierà e i Libri sul Peperoncino;
– La Sala Quadri e la Proiezione in tv del Racconto del nostro Museo, del Festival del Peperoncino di Diamante o la Filiera del Peperoncino.
– La sezione Aziende & Gastronomia con l’esposizione del peperoncino in tutte le salse. Interessante e colorato è l’angolo del Cioccolato & Peperoncino. All’interno è possibile trovare Gadget e Prodotti Piccanti da gustare e da regalare.
– Cartelli e Segnali indicheranno il Museo con un “logo” inconfondibile, un Peperoncino Rosso Fuoco collocato sopra un Capitello.”
Per chi volesse conoscere questo luogo “piccante” può concordare i giorni e gli orari di visita telefonando anticipatamente al numero 3478843613 oppure scrivendo a museodelpeperoncino.maiera@gmail.com
Curiosità sul Peperoncino
L’esistenza del peperoncino risale dalla notte dei tempi, infatti, da alcuni scavi archeologici effettuati in Messico, si è dimostrato che il peperoncino selvatico piccante, era consumato già 9.000 anni fa e che la sua coltivazione risale a 5.000 anni prima di Cristo.
L’utilizzo del peperoncino come arma di difesa, come gli spray alla capsaicina che si trovano in commercio oggi, non è una cosa nuova. Già gli Inca usavano bruciare i peperoncini piccanti sul campo di battaglia quando il vento era favorevole. In questo modo il fumo accecava temporaneamente i nemici, dando loro il tempo di fuggire od organizzare la difesa.
Il piccante dei peperoncini è stato utilizzato da sempre come strumento di punizione. Due esempi per tutti ci vengono dai Maya che esponevano i bambini cattivi al fumo prodotto dalla combustione dei peperoncini e sfregavano frutti freschi sui genitali delle adultere.
Il Codice Mendoza, conosciuto anche come Codice Mendocino, raffigura un bambino che viene quasi asfissiato con fumo di peperoncino. E ancora oggi gli Indios Popolocan, vicino a Oaxaca, puniscono in questo modo i bambini disobbedienti. In varie tribù del Perù veniva applicato succo di peperoncino sui capezzoli delle madri per costringere i bambini a non cercare l’allattamento.
In Cina si usava strofinare estratti di capsico sullo scroto degli eunuchi prima della castrazione.
Gli antichi Maya mettevano in bocca dei peperoncini, quando avevano infezioni alle gengive. La dottoressa Millicent Goldschmidt, dell’Università del Texas, ha certificato la validità di questa pratica. Il peperoncino, ricco di Vitamina C, combatteva e aiutava a guarire le malattie delle gengive.
Nell’antico Perù il peperoncino era usato come mezzo di scambio. Le bacche senza picciolo e liberate dai semi, erano chiamate “guaine” e venivano usate nei mercati come moneta. Fino alla metà del XX secolo, nella piazza del mercato di Cuzco si potevano comprare merci con una manciata di peperoncini (in genere una mezza dozzina) detta rantii.
Nella vallata centrale del Messico, dove vivono discendenti degli antichi Aztechi, i neonati sono protetti dalle sventure con una croce formata da un peperoncino e un rametto della stessa pianta. Deve essere collocata sotto la stuoia dove dormono la madre e il bambino. Se nonostante questo il bambino si ammala, i genitori devono procurarsi un peperoncino da quattro venditori diversi, in modo che i loro negozi siano disposti in forma di croce. La guaritrice poi faceva un lungo trattamento con saliva, uova, erbe e peperoncini.
La leggenda precolombiana dei “Quattro soli” racconta la lotta di quattro fratelli in disputa per l’ottenimento del potere del sole, che si concluse con la creazione delle altre divinità e dei primi esseri umani. In questo racconto si narra, a proposito del peperoncino, solanacea rossa e piccante che riporta al fuoco marziale, che Tezcatlipoca Nero, paragonabile al dio Marte della mitologia greca classica, abbia sedotto la sua divina sposa presentandosi a lei in veste di venditore di peperoncini.
Lo scrittore irlandese James Joyce, ghiotto di peperoncino, scrisse a proposito di questa infuocata pianta: “Dio ha creato l’alimento, il diavolo il condimento”.
Il peperoncino era considerato un talismano portafortuna da molte tribù indiane. Perciò legavano ghirlande di peperoncini alle loro canoe. Servivano ad allontanare gli spiriti cattivi dell’acqua. Ancora oggi in Calabria è tradizione appendere corone di peperoncini in casa per allontanare i nemici ed il malocchio.
(Si ringrazia Anna Zupi per il suo contributo)
Alfonso Morelli team Mistery Hunters